QUANDO DRAGHI NON C’E’ I CONSERVATORI BALLANO

Ma è la sinistra ad accendere lo stereo

E’ ufficiale, è crisi di governo. 

Leggendo i siti delle principali testate giornalistiche e dei più noti opinionisti mi accorgo che un dubbio regna sovrano: “com’è possibile che gli esponenti dei più grandi partiti abbiano fatto una mossa del genere in un momento così difficile per l’Italia?”. Mi vengono in mente molti aggettivi per descrivere il mio stato d’animo in relazione a questa situazione: amareggiato, sconfortato, disilluso, arrabbiato. Ma certamente non sorpreso.

Penso che sia proprio questo a far capire la drammaticità della situazione: ci siamo abituati.

Ci siamo abituati ad una classe politica che cura i propri interessi e non quelli dei cittadini, che non ha una visione sul futuro del paese ma ha ben chiaro come porterà le proprie tasche a gonfiarsi e la propria sfera di influenza ad espandersi fallendo, se possibile, anche in questo.

Ci siamo abituati ad innamorarci ci chi prometteva giustizia sociale e poi si è limitato a introdurre un reddito disfunzionale, a prendere come punto di riferimento chi prometteva sicurezza e meno tasse cercando il successo sulla pelle dei più deboli e mandando il Paese in crisi da una spiaggia in riviera; ed ora, stando ai sondaggi, siamo pronti a consegnarci a chi il Ventennio non l’ha mai superato e che fa l’occhiolino a chi ancora lo ricorda con nostalgia.

Prima di mostrare come tutti gli attori coinvolti (o quasi) siano degni di rimprovero analizziamo la crisi in corso:

Draghi pone ai voti la “risoluzione Casini” che lascerebbe tutto invariato, ignorando le proposte di destra e 5S, e ottiene nuovamente la fiducia ma, con soli 95 voti a favore, perde la maggioranza (5S, Lega e Forza Italia si astengono).

 

Analizzando la questione ci si rende conto di come le dinamiche di questa crisi siano più simili ad un campo estivo per bambini che ad un governo occidentale.

Conte ha creato i presupposti per una crisi dalla quale è uscito sconfitto (se del tutto o parzialmente sarà il tempo a dirlo) o comunque estremamente indebolito.

Salvini, pur di non perdere “l’amicizia” con i colleghi di destra ha buttato l’ultima opportunità di restare sul cavallo vincente sancendo una volta per tutte la propria subordinazione alla Meloni e forse anche la sua fine come leader della Lega.

Letta non ha particolari responsabilità nella crisi stessa ma il PD non si prospetta all’altezza per contrastare l’avanzata meloniana verso le prossime elezioni mantenendo una linea centrista che impedisce di raggiungere i voti della sinistra più convinta.

Meloni è l’unica vera vincitrice di questa crisi, la quale potrà concretizzare il proprio consenso (mai così alto) alle elezioni che a questo punto verranno anticipate al 25 settembre. Preparandosi a portare avanti uno dei programmi più anacronistici e inadeguati della scena politica italiana.

Questa crisi ci propone un’immagine chiara e allarmante di una classe politica che in un periodo davvero tragico, caratterizzato da inflazione, crisi economica e sanitaria e un inizio di recessione che prospetta scenari degni della Grecia di qualche anno fa, sacrifica le speranze di un popolo in nome dei propri giochi di potere.

Ad uscirne martoriate sono anche le proposte per i diritti civili che a fatica si sono fatte strada in questa legislatura come la coltivazione della cannabis, l’eutanasia e il riformulato ddl Zan che dovranno aspettare il nuovo governo per essere portate avanti e che, in caso di vittoria della destra, finiranno probabilmente nel dimenticatoio di Stato assieme alla transizione ecologica.

Come già detto nell’introduzione, ci siamo abituati a vedere la classe politica come un “team elitario” che mette i propri interessi avanti a tutto. Questa è però una concezione del tutto alienante di coloro che dovrebbero amministrare ciò che appartiene ai cittadini: la res publica.

Si può tranquillamente dire che quasi tutti i partiti abbiano tradito la fiducia dei propri elettori non avendo paura di dimostrarlo con costanza e dedizione.

Questo gioco politico manifesta l’oggettivazione del pericolo che l’Italia corre: non solo la classe politica non si fa scrupoli a creare grosse difficoltà al Paese senza alcun bisogno ma si dimostra inadeguata alle sfide di oggi come la crisi economica e la gestione della pandemia. Viene dunque difficile pensare che sarà in grado di affrontare le sfide del futuro prossimo di cui iniziamo ad avere i primi assaggi come la crisi climatica o la crisi idrica o le migrazioni di massa dal sud del mondo che ne conseguiranno.

Non si merita, forse, il popolo italiano di avere un’alternativa seria e competente? O almeno un’ambiente politico nel quale destra e sinistra dialoghino per fare il bene del paese e portare avanti i temi fondamentali attraverso riforme e inseguendo il progresso?

 

Massimiliano Tommasi – Riforma e Progresso

Related posts:

Loading...