Ricerca e Sviluppo

Ricerca e Sviluppo

RICERCA E SVILUPPO

Obiettivi

  • RAGGIUNGIMENTO DEL 3% DI SPESA SUL PIL IN RICERCA ENTRO DUE ANNI DI GOVERNO INVESTENDO SUBITO 20 MILIARDI DI EURO. Abbiamo trovato le risorse, serve subito cambiare il senso di marcia in Italia e dobbiamo farlo con un segnale forte ed ambizioso, l'Italia diverrà una delle eccellenze d'Europa! Diamo al nostro sistema Paese, alle nostre aziende e ai nostri ricercatori e studiosi, tutto l'appoggio e il supporto di cui hanno bisogno!

  • ISTITUTO NAZIONALE DELLA RICERCA, DELL’INNOVAZIONE E DELLO SVILUPPO (INRIS). CREAZIONE DEL NUOVO ED UNICO ENTE CHE GESTIRA', SVILUPPERA', FINANZIERA', LA RICERCA ITALIANA (DI BASE E APPLICATA). TOTALMENTE AUTONOMO, INDIPENDENTE DALLA POLITICA E DALLA BUROCRAZIA. L'IMPATTO DI QUESTA RIFORMA EPOCALE SARA' SENZA PRECEDENTI, PORTANDO SVILUPPO, INNOVAZIONE, MODERNITA', CRESCITA ECONOMICA, LAVORATIVA E IMPRENDITORIALE

  • AIUTARE E GUIDARE LE IMPRESE A FARE RICERCA E A TROVARE FONDI EUROPEI

Programma

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LA RICERCA PORTA CRESCITA, SVILUPPO, NUOVE OPPORTUNITA' E BENESSERE

SERVE INVESTIRE IN RICERCA E INNOVAZIONE, NE VA DEL FUTURO DEL NOSTRO PAESE

In Italia ci troviamo tutti d’accordo sul fatto che bisogna finanziare, investire e far crescere la ricerca, solo che la politica non si è mai minimamente interessata ad essa. Ma prima di partire, chiariamo cosa si intende con “finanziare la ricerca”:

Si tratta, in sintesi, di finanziare persone specializzate in vari settori (tutti i settori, da quello scientifico, medico, chimico, agricolo, tecnologico, industriale, fisico, ma anche culturale, letterario, giuridico, ecc. ecc. chi più ne ha più e metta, cioè tutti i settori della nostra vita umana), dandogli strumenti, supporto, luoghi, libertà, affinché possano cercare, valutare, studiare, sperimentare, capire, scoprire, e poi inventare cose nuove che porteranno a:

miglioramenti dei nostri stili di vita

efficienza nella produzione di beni e servizi

invenzione di nuovi tipi di materiali, strumenti, oggetti e farmaci, che permetteranno di migliorare, semplificare, supportare la nostra vita, la nostra salute e la nostra economia

scoprire nuovi prodotti che potranno essere fabbricati in Italia e poi venduti nel mondo (questo crea nuovi tipi di aziende, nuovi tipi di prodotti, e quindi crea nuove opportunità di business e posti di lavoro)

aiutare a risolvere problemi pratici della vita e del lavoro delle persone

aiutare a trovare sistemi per inquinare meno il mondo

aiutare le aziende a produrre meglio, di più e più velocemente con meno sprechi e costi

curare le malattie e farci vivere meglio e più a lungo

– ecc. ecc. ecc.

Quindi c’è solo da guadagnarci, in tutti i sensi!!!

Noi Italiani poi, siamo patria delle menti più brillanti al mondo, da Archimede, a Leonardo da Vinci, a Enrico Fermi, solo per citarne alcuni; dell’essere stati i primi nella storia dell’uomo, per esempio, ad inventare la basi del sistema bancario (nel medioevo), o scoprire la plastica (grazie allo scienziato Giulio Natta nel secondo dopoguerra). Non tutti lo sanno, ma negli anni ’50 e ’60 l’Italia aveva perfino un suo programma spaziale. Altro esempio che conoscono tutti, il primo Computer l’hanno inventato gli italiani (la Olivetti), e per non parlare del telegrafo e la Radio di Marconi. Potremmo fare esempi all’infinito sull’eccellenza della mente italiana.

Allo stesso tempo, quando si sentono notizie di equipe di ricercatori internazionali che all’estero hanno scoperto qualcosa (facendo quindi guadagnare fama, gloria, ricchezza e lavoro al loro Paese ospitante), molto spesso, di quelle equipe fanno parte italiani, che hanno dovuto emigrare all’estero per lavorare e fare ricerca, in quanto in Italia era ed è tutt’ora difficile se non a volte quasi impossibile poter lavorare nella ricerca.

I ricercatori italiani sono ai primi posti al mondo tra quelli che, tra la comunità scientifica internazionale, producono più “articoli scientifici”. Secondo i dati SCIMAGO (indicatore internazionale che misura il grado di influenza scientifica delle riviste accademiche) i ricercatori italiani (che stanno in Italia ma anche all’estero) sono tra i più prolifici e di qualità al mondo

Altra cosa, quando pensate ai Paesi più ricchi, avanzati, industrializzati del mondo, che hanno una costante crescita e che creano innovazione (sicuramente più dell’Italia), che hanno sempre in percentuale un numero di disoccupati inferiore all’Italia, che “soffrono meno” le crisi economiche internazionali, che producono ed esportano di più, e hanno una ricchezza pro capite più alta dell’Italia, che hanno redditi più alti degli italiani, o che se più poveri stanno comunque crescendo a dismisura ogni anno, e tra pochi anni ci supereranno, che attirano più investimenti internazionali, che attirano i “cervelli in fuga”, a quali Paesi state pensando?

Sicuramente, USA, Regno Unito, Germania, Svizzera, Paesi Scandinavi, Giappone, Francia, Olanda, Corea del Sud, e sotto alcuni aspetti perfino la Cina. Ecco, tutti questi Paesi per esempio, hanno in rapporto al proprio PIL, la maggiore spesa in Ricerca del mondo!

programma politico

Anzi, durante le crisi, alcuni Paesi, tipo la Germania, quando si son visti costretti a fare dei tagli di bilancio, han tagliato dappertutto a parte però la spesa in Ricerca ed Istruzione, anzi, la Germania per esempio, ha ogni anno aumentato i finanziamenti per la ricerca! (In Italia, inutile dirlo, già si spende pochissimo e male in ricerca, cultura e istruzione, i vari Governi avevano iniziato a tagliare le risorse proprio da lì)!

Lasciando un attimo da parte i Paesi del mondo (Stati Uniti, Cina, e Giappone) che risultano i Paesi che spendono in ricerca di più al mondo (ben oltre il 3% del PIL), soffermiamoci nella nostra Europa.

L’Unione Europa durante la crisi globale del 2008, per cercare di uscire meglio, prima e rafforzati dalla crisi, capendo l’importanza della ricerca nelle attività di vita ed economiche dei cittadini europei, ha creato un progetto chiamato “HORIZON 2020” per incentivare, aiutare, spingere i Paesi Europei a raggiungere il target di spesa in ricerca di ogni Nazione, al 3% del PIL entro il 2020! Quindi è partita questa gara tra i vari Paesi, anche per riuscire ad accaparrarsi soldi europei per fare progetti, ecc.

Ovviamente, alcuni Paesi come per esempio, Germania e Danimarca, nel 2008 erano già di loro, vicinissime al traguardo del 3%, ma c’erano allo stesso tempo altri Paesi più indietro (Bulgaria, Cipro, Portogallo, e Italia per esempio), che invece dovevano partire da percentuali ben più basse (attorno all’1%).

Ebbene, ad oggi, che il 2020 si è raggiunto, la media Europea si è fermata a circa il 2%, ciò significa che non tutti i Paesi hanno fatto i compiti per casa.

L’Italia? un disastro! Come mostrano i dati ufficiali di ISTAT, EUROSTAT, MINISTERO DELL’ECONOMIA, e il “Servizio studi della nostra Camera dei Deputati”, nel primo trimestre del 2020 l’Italia si è trovata a quota 1,39 % !!! Manco al 2% siamo riusciti ad arrivare!

Anzi, come cita il servizio studi della Camera (del 15 Marzo 2020) “La spesa pubblica per R&S è in calo dal 2013, e nel 2018 ha raggiunto lo 0,5 % del PIL, il secondo livello più basso tra i paesi dell’UE-15!!

Per farvi un’idea, ecco il grafico che mostra i livelli di spesa sul PIL dei vari Paesi Europei nel 2017:

(FONTE: dati Eurostat elaborazione Agi-openpolis – ultimo aggiornamento: venerdì 21 Giugno 2019) – https://www.openpolis.it/ricerca-e-sviluppo-quanto-investono-litalia-e-i-paesi-ue-in-questo-settore/

Non siamo gli unici a non aver raggiunto il risultato, ma questa non deve essere una consolazione, non ci siamo impegnati a raggiungere nemmeno la media Europea del 2%, inoltre perché l’Italia è il 3° Paese più popoloso d’Europa, e la 2° potenza industriale, e patria di scienziati, artisti e inventori. Dovremmo quindi vergognarci e non consolarci. Anche perché a rimetterci siamo tutti noi, la nostra economia e il nostro futuro.

Ah sì, l’Italia tra l’altro è una delle Nazioni più ricche e avanzate del mondo, facciamo parte dei primi 10 Paesi al mondo (anche se stiamo perdendo posizioni). Guardate quanti miliardi di Euro spendiamo rispetto agli altri Paese della Top10: (spendiamo metà della Francia).

COME E’ MESSA L’ITALIA?

Secondo il rapporto Istat 2019 su “ricerca e sviluppo in Italia”

La principale fonte di finanziamento della spesa in R&S è il settore privato (imprese e istituzioni non profit) che contribuisce per il 55,2% (13,1 miliardi di euro). Le imprese trainano la spesa in R&S intra-muros con un aumento del 5,3% che compensa la flessione registrata dalle istituzioni private non profit. Cresce anche la spesa delle istituzioni pubbliche, resta stabile quella dell’Università. La spesa in R&S si concentra nelle regioni del Centro-nord. Lombardia, Lazio, Piemonte, Emilia-Romagna e Veneto attivano quasi il 70% della spesa in R&S

AD OGGI IN ITALIA OLTRE A SPENDERE POCO SI SPENDE MALE

AD OGGI IN ITALIA OLTRE A SPENDERE POCO SI SPENDE MALE

 

MANCANO I FONDI

Soldi vicini allo zero, e spesso dati a pioggia o dove fa comodo alla politica del momento, e questo significa spesso sprecarli (se ti servono 100 euro per far partire un progetto, ma ne metti solo 10, non riuscirai manco a far partire il progetto, è come se per esempio, costruisci una casa da 1 milione di € ma ci spendi solo 100 mila euro, riesci solo a scavare le fondamenta e poi ti fermi lì, quindi i soldi son stati in tal modo sprecati). Molti ricercatori vanno avanti solo grazie a fondi EUROPEI e borse internazionali che dovrebbero invece essere soltanto la ciliegina sulla torta, eventuale, ma non il sostentamento unico e basilare, anche perché tali fondi arrivano solo a pochi progetti di ricerca. I fondi nazionali dovrebbero essere la stragrande maggioranza dei soldi ma in Italia non è così. Quindi quella poca ricerca che si fa in Italia, spesso va avanti perché i ricercatori cercano e si aggrappano con le unghie e con i denti a qualunque finanziamento internazionale ed europeo che riescono a trovare, continuando a vivere nell’incertezza e nella precarietà.

INCERTEZZA E INSTABILITA’

In Italia non si sa a chi arriveranno i soldi, non si sa quando arriveranno, e non si sa quanto arriverà. Invece servirebbe UNA CERTEZZA DI QUANTI SOLDI SI HANNO DISPONIBILI OGNI ANNO e per piani pluriennali, magari quinquennali e i fondi dei bandi devono arrivare subito e non dopo anni (come avviene in Italia). I bandi dovrebbero essere aperti a tutti, immediati e veloci a dire chi vince e poi dare subito i soldi.

PRECARIETA’

Elena Cattaneo scienziata nominata senatrice a vita, dice che i ricercatori italiani sono i MENO PAGATI D’EUROPA, I PIU’ PRECARI D’EUROPA, NON SANNO MAI SE AVRANNO UN FUTURO, e spesso gli tocca VIVERE ALLA GIORNATA.

Gli tocca spesso usare pochi strumenti rispetto a quelli che gli servirebbero e molti macchinari sono vecchi e da cambiare. Non meraviglia il fatto che l’Italia ha meno della metà del numero di ricercatori rispetto alla media Europea.

SI SPENDE MALE E SENZA UNA STRATEGIA

Pochi soldi e spesi male, in mille rivoli, ogni ministero si arrangia indipendentemente e li spende “a caso”, a seconda di che aria tira, di cosa preferisce il burocrate di turno o un politico in un dato momento, o a seconda di chi fare “più contento piuttosto di un altro” (seguendo spesso interessi personali o politici piuttosto che un piano strutturato con obiettivi e strategie efficaci). Ogni ministero dà soldi alla Ricerca con propri bandi, uno diverso dall’altro, con le proprie commissioni di valutazione e le proprie regole. Non ultimo, sono molti i casi di scandalo o perfino finiti in magistratura, per fondi spesi “per altro” quando invece erano destinati alla ricerca (come per esempio la sottrazione di fondi europei).

Tra le nazioni europee più avanzate, l’Italia è l’unica a fare gestire i fondi alla ricerca direttamente dai burocrati e dalla politica, quando invece la logica e il buon senso direbbero che invece la politica e i burocrati dei ministeri non dovrebbero mettere naso. Come avviene in Europa, servirebbe totale autonomia della ricerca, strutturata, indipendente, gestita dagli stessi professionisti della ricerca, creando meritocrazia, sana competizione, con progetti chiari e strategici e collaborando con le imprese. La politica dovrebbe solo dare i soldi, creare infrastrutture e basta.

Inutile dire poi, la totale mancanza di trasparenza che c’è in Italia su come si gestiscono e destinano i fondi (in generale, non solo sulla ricerca).

OLTRE AL DANNO PURE LA BEFFA

Solo in Italia i ricercatori sono considerati “persone in formazione retribuita” anziché lavoratori a tutti gli effetti. Come denuncia ad esempio l’Associazione dottorandi e dottori di ricerca italiani (Adi) “Nel questionario Almalaurea sugli sbocchi professionali dei dottori di ricerca, infatti, assegni di ricerca e borse post-dottorato sono considerate attività formative, non esperienze professionali”, ad oggi i borsisti e dottorandi senza borsa non possono ricevere la disoccupazione una volta scaduta la borsa, perché non son considerati lavoratori.

ZERO UTILITA’ PER LE AZIENDE

Questo attuale sistema “marcio e inefficiente” di fare ricerca in Italia, tra l’altro, non sta dando alcun tipo di supporto e utilità alle aziende e alle imprese italiane, che invece di ricerca e innovazione ne avrebbero tanto bisogno (specie le PMI).

 

E POI CI SONO I PROFESSIONISTI DELLA RICERCA – PERCHE’ AD UN RICERCATORE NON CONVIENE LAVORARE IN ITALIA ADESSO?

In Paesi come USA, Germania, Regno Unito, Svezia e Svizzera, oltre a far lavorare bene e con utilità i propri ricercatori, attirano e fanno lavorare perfino ricercatori stranieri (in modo da guadagnare anche la loro professionalità e il loro apporto culturale e scientifico) e quindi incrementare lo sviluppo nella ricerca e far circolare le idee (più teste sono sempre meglio di una!)

In Italia invece, non vale la pena lavorare come ricercatore se sei italiano, figuriamoci attirare ricercatori stranieri! Perché:

  • SCARSI INVESTIMENTI che tra l’altro non consentono di valorizzare la struttura del lavoro dei ricercatori
  • PROGETTI A BREVE TERMINE, in genere di 1 anno, creando instabilità e precarietà (nella maggior parte dei Paesi i progetti finanziati vanno da un minimo di 3 o 5 anni, e ci sono progetti che richiedono anche oltre 10 anni di sviluppo), quindi se i ricercatori, scienziati, non sanno se fra un anno avranno ancora i soldi per continuare, come fanno a fare strategie e pianificazioni?
  • CONTRATTI DI 1 SOLO ANNO, ogni ricercatore ha assegni e borse di studio (e spesso non contratti veri e propri), e non è sicuro se l’anno successivo riceverà ancora il contratto oppure no, e se non verrà riconfermato non avrà diritto alla disoccupazione. Quindi si lavora senza serenita’.
  • STIPENDI BASSI, un ricercatore in Italia guadagna meno di quella che è la media europea
  • MANCANZA DI PROSPETTIVE DI CARRIERA, spesso non esiste la meritocrazia, devi andare avanti a conoscenze, favori, nepotismi (vedi appunto nel sistema universitario italiano con i “baroni” ad esempio)
  • MANCANZA DI STRUTTURE ADEGUATE E DI INFRASTRUTTURE PER LA RICERCA
  • BUROCRAZIA ASFISSIANTE (problema che è comune in tutti i settori della vita degli italiani)

 

NOI DI RIFORMA E PROGRESSO UNA VOLTA AL GOVERNO VOGLIAMO RIVOLUZIONARE IL SISTEMA RICREANDOLO COMPLETAMENTE DA CAPO BASANDOLO SUI MIGLIORI MODELLI D’EUROPA E DEL MONDO

RAGGIUNGIMENTO DEL 3% DI SPESA IN RICERCA SUL PIL

RAGGIUNGIMENTO DEL 3% DI SPESA IN RICERCA SUL PIL

Oggi in Italia spendiamo in totale circa 23,8 mld € e questo ci porta a circa l’1,38% sul PIL

Secondo i dati del PIL attuale abbiamo calcolato che per arrivare al 3% servirebbero circa (numeri aggiustabili eventualmente quando saremo al Governo) 55 miliardi di Euro, cioè più del doppio dei soldi attuali. Questo significa che servono circa, arrotondando, 31 miliardi € in più rispetto a quanti se ne spende adesso. 

Come ci hanno mostrato i dati ISTAT, i soldi totali sono fatti da varie voci, non provengono tutti dal bilancio pubblico dello Stato. Il 55,2% provengono dai privati (da aziende e imprese) e l’11,7% da finanziatori stranieri (in primis l’Unione Europea) e solo il 33% da soldi pubblici. I Paesi considerati i migliori nella gestione della Ricerca, tendono ad avere una percentuale più alta di spesa da parte delle aziende. L’obiettivo sarebbe arrivare almeno ad un 65% di investimenti aziendali e privati, il 10% da fondi europei e internazionali e il restante 25% dallo Stato. Quindi, attualmente lo Stato mette di soldi pubblici diretti circa 7.9 mld € (33%).

Noi di “Riforma e Progresso” investiremo 20 miliardi di Euro. Una cifra importante e rivoluzionaria! Ne useremo 13 per incrementare gli investimenti diretti statali (portandoli a un totale di 20.9) e useremo gli altri 7 per creare una struttura a supporto delle aziende e per aiutarle a trovare fondi internazionali ed europei e per creare crediti di imposta fissi strutturali.

INVESTIRE PER CRESCERE

INVESTIRE PER CRESCERE

SOLDI NUOVI STATALI PER LA RICERCA : 13 mld €

  • Istituire l’ente INRIS
  • Creare le infrastrutture
  • Assumere e pagare bene i ricercatori
  • Fornire i materiali
  • Dare stabilità al sistema, crescita e sicurezza nel lungo periodo e soprattutto meritocrazia
  • Finanziare gruppi di ricerca e progetti

 

SOLDI PER CREARE L’ISTITUTO CHE GESTIRA’ IL NETWORK TRA IMPRESE : 1 mld €

  • Istituire l’istituto che si chiamerà “NETWORK RICERCA PER LE IMPRESE” (NRI) per promuovere, organizzare e gestire i progetti di ricerca per le imprese
  • Assumere professionisti che guideranno i progetti e che saranno i relatori, promotori e coordinatori per le imprese
  • Creazione di una sezione apposita, che chiameremo “Cacciatori di Fondi“, che servirà soltanto per cercare fondi Europei e internazionali per conto sia delle imprese sia per i ricercatori pubblici

 

SOLDI PER CREDITI DI IMPOSTA : 6 mld €

  • Stabili, sicuri, strutturali e continuativi
  • Credito di imposta del 150%
  • Per tutti i tipi di impresa e per qualunque tipo di progetto di ricerca

CREAZIONE DELL'AGENZIA NAZIONALE AUTONOMA "I.N.R.I.S."

CREAZIONE DELL’AGENZIA NAZIONALE AUTONOMA “I.N.R.I.S.”

Per promuovere i migliori ricercatori e le idee più innovative

L’ente INRIS (Istituto Nazionale per la Ricerca, l’Innovazione e lo Sviluppo) sarà simile a quello tedesco (Deutsche Forschungsgemeinschaft), ma con sfaccettature prese dal sistema Inglese, americano e Francese. Sarà autonomo, completamente indipendente dalla politica e dai burocrati e i loro ministeri. Assorbirà tutti i centri di ricerca, gli enti e le agenzie attualmente esistenti in Italia (i loro beni, edifici, dipendenti, ecc.) organizzandoli secondo le proprie nuove regole. Questo significa che verranno chiusi e cancellati tutti i vecchi enti, centri ecc. creati in decenni di mala politica, ovvero: il CRM, l’ANR, il CEPR, i CSN, AST, CNGR, IIT, ecc. Allo stesso tempo non ci sarà più un PNR (Piano Nazionale della Ricerca) che non dovrà più costituirsi nel CIPE, che non avrà più nulla a che fare con la ricerca in Italia. Perfino i ministeri non potranno più fare ricerca né istituire bandi per la ricerca né investire fondi per la ricerca. Farà tutto l’INRIS.

Il Governo e la politica potranno solo ed esclusivamente finanziare l’ente e basta (e controllare il corretto utilizzo delle risorse). Per legge faremo sì che non si potranno mai ridurre gli investimenti (il budget annuale), ma soltanto o riconfermarli o aumentarli, e questo in nome dell’autogoverno della scienza.

Le regioni potranno investire anch’esse per quel che compete le ramificazioni dell’INRIS all’interno dei propri territori regionali.

  • L’INRIS poi, avrà la capacità e la possibilità di cercarsi tutti i fondi privati e internazionali possibili.
  • L’INRIS diverrà anche l’ORGANO CONSIGLIERE SCIENTIFICO del Governo, del Parlamento e di tutte le istituzioni pubbliche e farà anche da coordinatore con tutte le altre entità a sé stanti e finora esistenti come le varie accademie delle scienze e le università.
  • Gli scienziati dell’INRIS, comporranno rapporti e consigli su come muoversi e risolvere problematiche politiche e di governo. Tale organo consiglierà il Governo su quanti fondi destinare per l’anno seguente sulla base di obiettivi e sviluppi delineati dall’istituto stesso.
  • L’INRIS avrà a sua volta dei “sotto-enti” che saranno specializzati in determinate discipline. Ogni ente verrà chiamato “Ente di Ricerca per ..” e poi il nome della disciplina che gestirà (per esempio: il farmaco, le scienze umane, l’agrochimica, l’ aerospaziale e la difesa, l’industria automobilistica, biotecnologia e parafarmaceutica, industria chimica, elettronica, comunicazione e IT, sanità, e via dicendo).

Ogni ente avrà poi un proprio polo specializzato, chiamato DISTRETTO SCIENTIFICO dove saranno concentrati gli edifici, gli strumenti e le risorse per poter efficacemente riunione gli sforzi sotto un unico “cappello” e un unica zona specializzata (e non come adesso dove in Italia ogni ente e ogni Regione fanno ognuno come vuole, disperdendo risorse e fatica e perfino creando doppioni o sovrapposizioni. Per es. in più Regioni ci sono laboratori e centri di ricerca che fanno le stesse identiche cose ma ognuno per i fatti suoi e solo per seguire aspirazioni o ambizioni locali, politiche o perché non si vuole essere meno delle altre Regioni, anche se non si ha abbastanza competenza, necessità né risorse).

Verranno creati poi enti che si occuperanno solo di scienza di base, ed altri invece che si occuperanno solo di scienza applicata, al fine di raggiungere l’eccellenza nella scienza, offrendo ai ricercatori tutto quello di cui hanno bisogno per portare avanti le proprie idee.

TUTTI I PROGETTI VERRANNO VALUTATI DA COMMISSIONI DI SCIENZIATI ESTERNI ALL’ENTE SPECIFICO “per fare progetti di qualità è importante che siano gli scienziati a decidere della scienza, non i politici o amici di amici!!! 

Ogni ente e centro di ricerca sarà rimesso a nuovo (ristrutturato ed implementato) ed altri nuovi invece verranno costruiti ex novo, con ambienti moderni, hi-tech, ecosostenibili, completi di attrezzature, macchinari, fondi propri. Verranno create strutture dove far vivere gratis o a canoni agevolati, i ricercatori e le loro famiglie (per chi viene da fuori) visto che se per es. si decide che il Distretto Scientifico per l’industria meccanica (per mille ragioni e perché ci sono molte aziende del genere in tale zona) è meglio posizionarlo a Bergamo, tutti i ricercatori italiani per l’ industria meccanica andranno a lavorare (e vivere) a Bergamo.

Saranno strutture “trasparenti” nell’organizzazione, nel dire cosa fanno e cosa faranno, nel segnare obiettivi, nel rendere pubblica qualunque cosa facciano, oltre che ad essere a completa disposizione nel rispondere a domande o richieste da parte del pubblico, di cittadini e giornalisti.

L’Istituto conferirà borse di studio di 3 o 5 anni, a seconda del tipo di progetto. Saranno rinnovabili, e saranno di almeno 3000 € netti al mese. Ogni ricercatore esporrà i propri risultati alla commissione specifica ad ogni scadere della Borsa.

Essere ricercatore sarà equiparato ad un lavoro con contratto subordinato e a tempo determinato e darà diritto alla disoccupazione e a tutti i benefit e diritti previsti per i lavoratori.

FARE BANDI APERTI PORTA COMPETIZIONE E QUINDI QUALITA’. Serve APRIRE UN BANDO A TUTTI con pari titolo ed uguaglianza di potere per accedere ai fondi pubblici, dove ognuno si confronta e compete, e serve poi una commissione esterna imparziale. Si deve VALUTARE LA MERITOCRAZIA

LA GERMANIA, UN ESEMPIO A CUI GUARDARE

LA GERMANIA, UN ESEMPIO A CUI GUARDARE

A Berlino per esempio, hanno anche il FRAUNHOFER un centro di ricerca perle scienze applicate, dove sviluppano tecnologie e macchinari per le imprese e le aziende, ricevendo finanziamenti da tali aziende, che arrivano anche al 70% del loro budget. Oggi la Germania è (assieme alla Cina) il più grande esportatore di prodotti ad alta tecnologia. Producono molti brevetti grazie a oltre 600.000 persone che lavorano per la ricerca e la scienza. La Germania è il principale Paese europeo che riesce a prendere più fondi europei di tutti.

UNIVERSITA’ TEDESCHE e gli ENTI DI RICERCA. Il suo presidente non risponde ai suoi finanziatori (cioè al governo) ma ai suoi membri (cioè università e centri di ricerca (scienziati, ingegneri, studiosi, ecc).

Solo grazie all’indipendenza dalla politica si può garantire che sulla selezione dei progetti da finanziare a prevalere sia il criterio della qualità scientifica. Sono gli esperti che decidono quali progetti finanziare, e questi esperti sono scelti dalla COMUNITA’ SCIENTIFICA. Cioè la scienza organizza sé stessa. E questo è garanzia di qualità dell’intero sistema scientifico.

La Germania trae un altro vantaggio, grazie alla ricerca riesce ad inventare, migliorare, creare oggetti, materiali e strumenti utili a fare IMPRESA, INDUSTRIA e quindi A CREARE LAVORO e beni da vendere ed esportare (e far a sua volta aumentare il PIL). Es. chimica, robotica industriale, energie rinnovabili, e IT. Creando centinaia di migliaia di posti di lavoro. La Germania è la prima economia d’Europa e la quarta del mondo grazie all’aver investito in scienza ed innovazione. Ha il più basso tasso di disoccupazione d’Europa e soffre molto meno le crisi internazionali.

 

NETWORK DI RICERCA PER LE IMPRESE

NETWORK DI RICERCA PER LE IMPRESE

NRI (Network di Ricerca per le Imprese) sarà un dipartimento dell’INRIS, specializzato per seguire le aziende e le associazioni di categoria e ogni tipo di impresa italiana

(come ad esempio CONFINDUSTRIA, CONFARTIGIANATO, ecc..), per farle comunicare tra loro e per discutere progetti di utilità comune dove ogni azienda può mettere il suo contributo economico, senza imbarcarsi dipendenti, strutture, ecc. dialogando direttamente con le università e i centri di ricerca dei vari DISTRETTI SCIENTIFICI di competenza (laboratori, università, ecc.)

Ad ogni progetto l’NRI metterà come rappresentante di tale PROGETTO DI RICERCA IMPRENDITORIALE (il PRI) per quel determinato gruppo di aziende, una persona che sarà una via di mezzo tra un interlocutore, un rappresentante, portavoce delle aziende presso i ricercatori e viceversa, si chiamerà REFERENTE SCIENTIFICO INDUSTRIALE, e allo stesso tempo sarà una sorta di agente-commerciale-procacciatore dell’NRI per intercettare l’interesse delle aziende, e delle loro associazioni di categoria, in modo da far partire progetti comuni a più aziende, trovare le risorse attraverso la colletta delle imprese che prenderanno parte al progetto e seguendo il progetto “per conto delle imprese” fino alla fine, spiegando e relazionando tutto alle imprese, e le imprese avranno solo lui come unico referente a cui far affidamento.

Le aziende non dovranno occuparsi di nulla, zero burocrazia, devono solo investire i soldi che vogliono (se alcune aziende possono regalare o affittare macchinari e spazi per un determinato tipo di progetto a cui fanno parte, anche meglio). Poi in automatico, avranno indietro totalmente la cifra spesa, anzi anche di più (credito di imposta del 150%) già nell’anno successivo. Il REFERENTE contatterà direttamente le aziende di un determinato settore per proporgli piani e progetti su cui investire assieme ad altre aziende, per fini e ricerche utili a quel tipo di imprese. Quindi si guidano le imprese a puntare e ad investire sui propri interessi ed obiettivi che portino miglioramenti, crescita, ricchezza, efficienza e possibilità di business nei loro settori.

Questo sistema centralizzato eviterà tra l’altro, sovrapposizioni di attività e sprechi. La gestione completa, l’organizzazione, e la gestione dei fondi privati tramite l’NRI, eviterà anche che ci siano furbetti che sfruttino o usino male le agevolazioni (come accade ora dove si lascia ad ogni azienda l’onere di dimostrare come e su cosa ha effettivamente usato parte del suo fatturato per finanziare la ricerca, mostrare le fatture per i controlli da parte dell’agenzia delle entrate ecc..) un casino burocratico del quale non avranno più bisogno visto che ci penserà l’NRI a fare tutto.

AIUTARE A CERCARE FONDI EUROPEI

L’INRIS avrà anche un ufficio apposito fatto da personale specializzato nel cercare e trovare fondi EUROPEI, bandi internazionali, ecc. per indirizzare i vari progetti di ricerca e finanziarli con fondi europei e internazionali. Allo stesso tempo faranno da cacciatori di finanziamenti europei e internazionali per le aziende (e per i loro gruppi di ricerca).

Le aziende devono solo pensare a lavorare e produrre, tutto il lavoro per loro lo farà gratuitamente l’Agenzia. Le aziende devono solo dire che cosa gli serve, e dare ognuno una quota parte per sviluppare il progetto.

UN ESEMPIO:

Per fare un esempio pratico, facciamo finta che i produttori di vino (cantine), vogliano scoprire un nuovo materiale da usare al posto dei solfiti da mettere nel vino, in modo da ridurre i costi di produzione e migliorare la qualità dei vini, e allo stesso tempo vogliano trovare un nuovo imballaggio, resistente ma ecologico dove imballare i vini per il trasporto e allo stesso tempo, produrre più uva e riuscire a combattere funghi e malattie che gli pregiudicano il raccolto. Si affideranno all’ NRI, gli verrà affidato un referente, L’NRI farà una proposta di progetto, il referente lo spiegherà alle cantine, e dirà quanti soldi ogni cantina dovrebbe mettere. In tal caso con pochi soldi a testa (se ci sono più cantine messe assieme) permettono di fare progetti costosi e complessi che una cantina da sola non riuscirebbe mai a fare. Al tempo stesso l’NRI si occuperà di vedere se ci sono fondi europei per progetti del genere, e nel caso, si occuperà lei di presentare i progetti all’Europa per richiederne i finanziamenti. Le aziende non dovranno occuparsi ne preoccuparsi di niente, verranno informate, istruite, aggiornate dei processi e decideranno di volta in volta come procedere. 

RIEQUILIBRARE IL DIVARIO FRA NORD E SUD DEL PAESE NELLA RICERCA

Riequilibrare il divario fra Nord e Sud del Paese nella ricerca

Si assiste già da tempo a un divario regionale nella ricerca e nell’innovazione in Italia, che ha colpito in particolare le regioni del Centro e il Mezzogiorno con una perdita di capacità tecnologica e produttiva. Le attività di ricerca e sviluppo si sono concentrate nelle regioni settentrionali più forti. Le politiche di spesa pubblica in R&S, i finanziamenti pubblici alle università e gli incentivi fiscali alle imprese hanno contribuito ad ampliare le disparità regionali. La concentrazione degli sforzi di R&S nelle principali regioni settentrionali ha messo in moto un grande flusso migratorio interno di studenti universitari, di laureati in cerca di occupazione, di lavoratori altamente qualificati e di ricercatori. Da un lato tale fenomeno favorisce le regioni più forti, ma d’altra parte riduce la qualità del lavoro e le competenze disponibili nelle regioni “periferiche”, con una caduta delle performance complessive.

Molti ricercatori provengono dal sud, molti di essi sicuramente potrebbero portar beneficio nelle proprie terre di origine, per questo motivo spargeremo per l’Italia i DISTRETTI SCIENTIFICI.

Per esempio, per quanto riguarda la ricerca su AMBIENTE, AGRICOLTURA, SVILUPPO SU OSPITALITA’ E TURISMO, GESTIONE ACQUE E PER TROVARE SOLUZIONI AL DISSESTO IDROGEOLOGICO, così come RICERCARE NUOVI MODI DI CREARE ENERGIA PULITA DAL GEOTERMICO, DALL’ACQUA DEL MARE, DAL SOLARE, o come rendere facile ed economico trovare sistemi per DESALINIZZARE L’ACQUA DI MARE per usarla in agricoltura e per berla per esempio, TUTTE QUESTE DISCIPLINE SONO PERFETTE DA RICERCARE, TESTARE ED APPLICARE NEL CENTRO E NEL SUD D’ITALIA.

Quindi, tutti i ricercatori, strutture, edifici, macchinari, strumenti ecc, per fare queste ricerche, per fare test e per creare impianti e strumenti sperimentali VERRANNO FATTI SOLO NELLE REGIONI DEL CENTRO e del SUD ITALIA.

Se attualmente qualcosa del genere è esistente in qualche regione del nord, verranno chiuse e concentrate al SUD.

Ogni RICERCA deve essere fatta nel luogo più consono. Per esempio non ha senso aprire un centro di ricerca industriale metalmeccanica a Reggio Calabria, ha più senso aprirlo a Bergamo o Vicenza per esempio, perché le necessità di tale settore esistono lì!

OBIETTIVI NAZIONALI E BRAIN DRAIN

OBIETTIVI NAZIONALI

L’istituto INRIS creerà e aggiornerà ogni anno, un documento di pianificazione nazionale, che servirà come punto di partenza su dove focalizzare maggiormente gli investimenti.

Lo stileranno gli scienziati, accademici e professionisti della comunità scientifica dell’INRIS, assieme alla partecipazione delle aziende e imprese (comitato di rappresentanti di industrie, imprese, commercianti, ecc.), in modo da coprire gli argomenti e le discipline più utili al sistema Italia, seguendo logiche pratiche ed utilitaristiche di quello che offre e abbisogna in quel momento, il tessuto produttivo, culturale e scientifico, ed economico e di eccellenza del Paese.

Tali discipline potranno essere per esempio: elettronica, farmaceutica, information technology, tecnologie mediche e biomedicali, aviazione e ricerca aerospaziale, nuovi materiali, nuove fonti energetiche e risparmio energetico, servizi HI-TECH, meccanica, chimica, innovazione dell’industria, ICT, gestione delle acque e dell’ambiente, scienze della vita, agroalimentare, industria creativa, logistica, chimica ed orticoltura.

Possono essere aggiornate, aggiunte ogni anno, ma devono riflettere gli obiettivi in cui la comunità scientifica intende muoversi.

BRAIN DRAIN

Serve dare un trattamento economico adeguato ai ricercatori che vengono dall’estero (sia italiani che rientrino dall’estero sia stranieri che vangano a studiare e vivere in Italia). Allo stesso tempo bisogna dare ai ricercatori che tornano in Italia, la possibilità di poter portare avanti i progetti che stavano seguendo all’estero. Per richiamarli offriremo loro, oltre alla Borsa standard anche un assegno una tantum di 100 mila € in modo che possano pagarsi collaboratori, o per portarsi materiale dall’estero, ecc.

Serve crescere all’insegna della trasparenza, meritocrazia e giusto riconoscimento sociale ed accademico del proprio lavoro. Questo servirà per richiamare in Italia sia “cervelli fuggiti”, sia “cervelli stranieri”.

LIBERTA' DI RICERCA, DI STUDIO, DI ESPRESSIONE E DI PENSIERO

La conoscenza del vero è l’unica arma contro l’ignoranza!

Pochi lo sanno ma in Italia, per colpa di scelte politiche trainate dall’ignoranza, dal non aver mai voluto informarsi sui fatti, dal bigottismo, dall’ingerenza della Chiesa, dalla cattiva informazione portata avanti da coloro che volevano che “un sistema non cambiasse” per garantire i propri interessi, ecc. in Italia oggi non si è liberi di ricercare su tutto.

Per esempio, siamo tra i pochi Paesi europei che non permettono la creazione di prodotti da OGM (cosa dimostrata essere del tutto “naturale” e non nociva, anzi, tutti gli allevatori sono favorevoli a produrre in Italia certi OGM per alimentare il loro bestiame visto che oggi sono obbligati e importarli dall’estero) quindi farseli in Italia non è consentito ma spendere di più e importarli dall’estero si, che senso ha? Altro esempio, studiare e sperimentare con le cellule staminali in modo da trovare modi naturali per curare le persone. Questo e molto altro, cose utili che se spiegate al pubblico, la maggior parte delle persone si trova poi favorevole.

Oltre a legalizzare tutto (con le giuste cautele e regolamentazioni ovviamente), creeremo campagne di informazione di massa fatte dagli esperti (tramite l’agenzia INRIS).

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