ATTUARE UN EPOCALE RIFORMA DELLA SCUOLA
COMBATTERE L'ANALFABETISMO FUNZIONALE
INTRODURRE L'EDUCAZIONE SESSUALE E SUI DISTURBI COMPORTAMENTALI DELLA CRESCITA NELLE MATERIE A SCUOLA
INTRODURRE EDUCAZIONE FINANZIARIA ED ECONOMIA DOMESTICA NELLE SCUOLE
INSEGNAMENTO DI 2 LINGUE STRANIERE IN TUTTE LE SCUOLE E USANDO UN APPROCCIO DIVERSO
RIDURRE A 4 GLI ANNI DELLE SUPERIORI
RIFORMA SU COME SI FA SCUOLA E COME SI INSEGNA
ISTITUIRE SCUOLE CHE PREPARANO AL LAVORO PRATICO UTILE ALLE AZIENDE DEL TERRITORIO
RIFORMARE E RIABILITARE GLI INSEGNANTI - CREARE UN SISTEMA DI VALUTAZIONE QUALITATIVA - CAMBIARE LA GOVERNANCE SCOLASTICA
INSEGNAMENTO DELLA BUONA EDUCAZIONE, DEL RISPETTO E DELLA COLLABORAZIONE
AUMENTARE I FONDI PER LA SCUOLA E L'EDUCAZIONE
RIPENSARE LA SCUOLA PUBBLICA
Per noi di Riforma e Progresso questo programma è uno dei più importanti.
La scuola e l’istruzione sono la base di apprendimento e di comprensione del mondo da parte di tutte le persone. Contribuisce a trasformare le persone in cittadini, e una buona o cattiva istruzione comportano un futuro buon cittadino pensante e che ragiona, o un cattivo cittadino ignorante.
Molte cose oggi in Italia non vanno perché molti cittadini non hanno avuto (o non hanno potuto avere) un’educazione e un istruzione degna. La sapienza, l’intelletto, il ragionamento fanno sì che una persona possa costruire un mondo migliore per sé stesso e per gli altri. L’ignoranza invece porta odio, incomprensioni, prevaricazioni, violenza e minacce alla libertà.
All’Italia servono cittadini consapevoli, capaci di comprendere e ragionare.
Quando si parla di istruzione in Italia, tutti discutono quasi solamente sul fatto che gli si danno poche risorse. E’ vero, rispetto agli altri Paesi europei, rispetto al Pil, l’Italia spende un pò meno della media, ma non è tanto un problema soltanto di soldi:
– SI SPENDE MALE
– NON SI DISCUTE MAI SUL MODELLO ORGANIZZATIVO E GESTORIO DELL’ISTRUZIONE
– Come SISTEMA EDUCATIVO siamo ancora fermi agli anni ’50 (e per certe cose, ai tempi del fascismo).
L’istruzione e l’educazione rendono liberi
L’istruzione di qualità è uno dei pilastri del futuro del popolo italiano. Un sistema di istruzione di qualità, che premia il merito e che aiuta gli studenti a imparare ma anche a svilupparsi un senso critico, è requisito indispensabile per garantire al Paese crescita e sviluppo nel lungo periodo. Allo stesso tempo da più consapevolezza sociale, e spinge le persone a usare meglio la ragione per le proprie scelte di vita quotidiane ed economiche.
Serve creare un sistema scolastico di qualità uguale per tutti e non diverso da nord a sud, e che permetta a tutti gli studenti di poter eccellere, anche a quelli più poveri e che vivono in zone più disagiate.
Serve quindi investire nell’istruzione, ma serve investire in qualità e non spargere soldi a caso senza prima aver fatto una riforma per migliorare l’efficienza del sistema educativo pubblico italiano, altrimenti molte di quelle nuove risorse che si immetterebbero, andrebbero sprecate e perse.
ABBIAMO BISOGNO DI UNA SCUOLA MERITOCRATICA che torni ad essere ascensore sociale per chi ha più capacità e meno risorse familiari. Ci servono insegnanti più motivati, più formati e pagati meglio.
SERVE VALORIZZARE I DOCENTI – Formarli di continuo, anche su come insegnare, le tecniche di insegnamento, come valutare gli studenti, ecc. per poter stare al passo con l’innovazione pedagogica e con le esigenze della scuola pubblica. Gli insegnanti, specie alle medie alle superiori, devono essere selezionati in base a capacità che vanno poi riconosciute anche sotto il profilo retributivo. Per non far vedere l’insegnamento come un lavoro di ripiego, bisogna garantire un salario adeguato e permettere di fare carriera e guadagnare di più, grazie al merito.
Se dall’oggi al domani, dal nulla, per magia si pompassero miliardi di euro extra nel bilancio della scuola pubblica, sì, ovvio, per carità, si potrebbero assumere più insegnanti, migliorare aule, edifici e strumenti per l’insegnamento, ma fidatevi, per come è strutturato il SISTEMA attualmente, NON aumenterebbe la qualità dell’istruzione!
Come per la pubblica amministrazione, gli enti locali, la sanità, la cultura, ecc. (vedetevi i nostri relativi programmi), dare soldi extra ai sistemi attuali, marci, spreconi, non efficienti, poco produttivi, clientelari, non di qualità, non farebbe altro che sprecare quei soldi in più che si danno.
Quindi la nostra soluzione è:
CAMBIARE TOTALMENTE IL SISTEMA EDUCATIVO DELLA SCUOLA PUBBLICA ITALIANA
RICAVARE LE RISORSE DAL PROPRIO INTERNO (i risparmi che si avrebbero nell’efficientamento, si usano poi, in quanto risorse liberate, per cose più utili agli studenti, per l’educazione e la formazione)
SUCCESSIVAMENTE SI INSERISCONO NUOVE RISORSE AGGIUNTIVE (già dal primo anno aggiungeremo miliardi di euro)
Allo stesso tempo vogliamo una scuola fatta:
MENO DI NOZIONI DA IMPARARE A MEMORIA
CAPACE DI INSEGNARE A COME RAGIONARE E FARSI UN PENSIERO CRITICO BASATO SU FATTI, FONTI, METODO SCIENTIFICO
CAPACE DI INSEGNARE L’EDUCAZIONE, IL SENSO CIVICO E LE BASI DEL VIVERE CIVILE TRA CITTADINI, DIRITTI E DOVERI DEL CITTADINO
COME SIAMO MESSI?
Una sintesi dell’attuale stato dell’istruzione italiana
Prima di iniziare con le soluzioni vogliamo sinteticamente fare una foto allo stato attuale, di come versa attualmente l’istruzione e la scuola pubblica italiana. Nel farlo riportiamo un report fatto dall’OCSE nel 2019 (fonte: https://www.oecd.org/education/education-at-a-glance/EAG2019_CN_ITA_Italian.pdf):
In Italia, il conseguimento di un titolo di studio dell’istruzione terziaria sta aumentando per le generazioni più giovani, sebbene rimanga relativamente basso. Nel 2018 la quota di 25-64enni con un’istruzione terziaria era del 19% rispetto al 28% tra i 25-34enni.
In Italia, gli adulti con un titolo di studio dell’istruzione terziaria in alcuni degli ambiti relativi a scienze, tecnologia, ingegneria e matematica (note come discipline STEM) registrano tassi di occupazione prossimi alla media OCSE: questo è il caso per le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (87%), ingegneria, industria manifatturiera ed edilizia (85%). La quota di adulti con un’istruzione terziaria in ingegneria, industria manifatturiera ed edilizia è comparativamente bassa (15%), sebbene sia leggermente più alta tra i neo-laureati (17%).
L’Italia ha la quota più alta di docenti ultra 50enni tra i Paesi dell’OCSE (59%) e dovrà rinnovare circa la metà del suo corpo docente nel prossimo decennio. L’Italia ha perfino la quota più bassa di insegnanti nella popolazione di età compresa tra i 25 e i 34 anni nei Paesi dell’OCSE.
L’istruzione e la formazione tecnica e professionale (nota come TVET) è un percorso alternativo per l’ingresso nel mondo del lavoro: i giovani adulti (25-34enni) che hanno raggiunto un livello d’istruzione secondario o post-secondario non terziario professionale hanno prospettive d’impiego simili ai giovani che hanno ottenuto un titolo di studio terziario (laurea), quindi in sostanza, chi si diploma in un istituto tecnico-professionale ha le stesse possibilità di trovare lavoro rispetto ad uno laureato in quelle discipline.
L’Italia registra la terza quota più elevata di giovani che non lavora, non studia e non frequenta un corso di formazione (NEET) tra i Paesi dell’OCSE: il 26% dei giovani di età compresa tra 18 e 24 anni è NEET, rispetto alla media OCSE del 14%. Circa l’11% dei 15-19enni sono NEET, ma questa quota triplica per i 20-24enni, raggiungendo il 29% per le donne e il 28% per gli uomini nella classe d’età in cui inizia la transizione verso l’istruzione terziaria e il mercato del lavoro.
Il gruppo NEET comprende sia i giovani inattivi (che non cercano lavoro in modo attivo) sia i disoccupati. L’Italia e la Colombia sono gli unici due Paesi dell’OCSE con tassi superiori al 10% per le due categorie (inattivi e disoccupati) tra i 18-24enni. Inoltre, la Grecia e l’Italia sono gli unici Paesi in cui più della metà dei 18-24enni è rimasta senza lavoro almeno per un anno.
L’attrattività della professione di insegnante in Italia potrebbe essere migliorata
La quota dei nuovi laureati in Scienze della formazione è del 4%, con un’elevata maggioranza di donne (93%). Anche se Scienze della formazione non è l’unico percorso che conduce alla professione di docente, la quota elevata di donne si rileva anche in tutto il corpo docente: il 78% dei docenti è di genere femminile in tutti i livelli di insegnamento. L’indagine Teaching and Learning International Survey (TALIS), che si concentra sulle scuole secondarie inferiori, ha rilevato che in Italia la percentuale di donne tra i dirigenti scolastici nelle scuole medie (69%) è inferiore rispetto alla percentuale delle donne tra gli insegnanti a questo stesso livello.
In Italia, il 68% degli insegnanti ha dichiarato che migliorare i salari degli insegnanti dovrebbe essere un’alta priorità di spesa, rispetto alla media OCSE del 66%.
Gli istituti tecnici e professionali possono essere un percorso efficace per l’ingresso nel mercato del lavoro
La partecipazione degli studenti di età compresa tra 15 e 24 anni ai programmi di indirizzo tecnico o professionale è anche una priorità degli Obiettivi di sviluppo sostenibile poiché svolge un ruolo importante nella preparazione degli studenti al mercato del lavoro, insieme all’istruzione terziaria: tale partecipazione è monitorata dall’Indicatore 4.3.3 e l’Italia è il Paese dove la differenza nella partecipazione tra uomini (26%) e donne (17%) è più pronunciata. In Italia, i giovani adulti con un livello d’istruzione secondario superiore o post-secondario non terziario tecnico-professionale hanno, in media, prospettive occupazionali simili rispetto ai laureati, a differenza della maggior parte degli altri Paesi dell’OCSE dove il tasso di occupazione è superiore per i giovani adulti laureati.
La spesa per studente aumenta a livelli più alti d’istruzione ma meno rapidamente rispetto ad altri Paesi dell’OCSE
L’Italia spende circa il 3,6% del suo PIL per l’istruzione dalla scuola primaria all’università, una quota inferiore alla media OCSE del 5% e uno dei livelli più bassi di spesa tra i Paesi dell’OCSE.
La spesa è diminuita del 9% tra il 2010 e il 2016 sia per la scuola che per l’università, più rapidamente rispetto al calo registrato nel numero di studenti, che è diminuito dell’8% nelle istituzioni dell’istruzione terziaria e dell’1% nelle istituzioni dall’istruzione primaria fino all’istruzione post-secondaria non terziaria.
E adesso qualche dato del rapporto ISTAT 2020
(Fonte: https://www.istat.it/it/files//2020/07/Livelli-di-istruzione-e-ritorni-occupazionali.pdf)
In Italia, la quota di popolazione con titolo di studio terziario continua a essere molto bassa: il 19,6% contro il 33,2% dell’Ue. Nel Mezzogiorno rimangono decisamente inferiori sia i livelli di istruzione (il 54% possiede almeno un diploma, 65,7% nel Nord) sia i tassi di occupazione anche delle persone più istruite (71,2% tra i laureati, 86,4% nel Nord).
Italiani fra gli ultimi in Europa per livello di istruzione
La quota di popolazione tra i 25 e i 64 anni in possesso di almeno un titolo di studio secondario superiore è il principale indicatore del livello di istruzione di un Paese. Il diploma è considerato, infatti, il livello di formazione indispensabile per partecipare con potenziale di crescita individuale al mercato del lavoro. In Italia, nel 2019, tale quota è pari a 62,2% (+0,5 punti rispetto al 2018), un valore decisamente inferiore a quello medio europeo (78,7% nell’Ue28) e a quello di alcuni tra i più grandi paesi dell’Unione: 86,6% in Germania, 80,4% in Francia e 81,1% nel Regno Unito. Solo Spagna, Malta e Portogallo hanno valori inferiori all’Italia.
Poco il lavoro per chi ha bassa istruzione
La mancanza di opportunità educative riduce la probabilità che da adulto riesca a sottrarsi a una condizione di disagio economico, poiché una bassa istruzione implica una maggiore difficoltà di inserimento nel mercato del lavoro.
Nell’Ue primato italiano per i giovani non occupati e non in formazione
I giovani non più inseriti in un percorso scolastico/formativo e neppure impegnati in un’attività lavorativa, i cosiddetti NEET (Neither in Employment nor in Education and Training) – pur avendo caratteristiche e motivazioni di base eterogenee – hanno in comune una condizione che, se protratta a lungo, può comportare il rischio di concrete difficoltà di inclusione nel mondo del lavoro.
Nel 2019, in Italia, l’incidenza dei giovani di 15-29 anni non occupati e non in formazione cala di 1,2 punti rispetto al 2018 e raggiunge il 22,2% (2 milioni di giovani). La quota di NEET è la più elevata tra i Paesi dell’Unione, di circa 10 punti superiore al valore medio Ue28 (12,5%) e decisamente distante dai valori degli altri grandi Paesi europei.
L’incidenza dei NEET è maggiore tra i giovani con un titolo secondario superiore (23,4%), leggermente più bassa tra chi ha raggiunto al massimo un titolo secondario inferiore (21,6%) ed è minima tra coloro che possiedono un titolo terziario (LAUREA) (19,5%). In Europa invece l’incidenza è massima tra coloro che possiedono un basso livello di istruzione (14,8%), confermandosi minima tra i laureati (9,0%).
Divari con il resto dell’Europa restano molto ampi
I valori restano però drammaticamente inferiori a quelli medi Ue28 (pari a 81,5% nel totale, 76,4% tra chi ha conseguito un titolo secondario superiore e 85,3% tra chi ha conseguito un titolo terziario); segnando un divario Italia-Europa nel tasso di occupazione di 23,5 punti per i diplomati e di 20,4 punti per i laureati. Anche l’indicatore relativo al tasso di disoccupazione, applicato sullo stesso collettivo, conferma le ridotte prospettive occupazionali dei giovani italiani all’uscita dal ciclo di studi e le forti criticità che caratterizzano la transizione dal percorso formativo al mercato del lavoro. In Italia, l’indicatore assume valori molto alti ed è pari al 27,7% nei diplomati e al 17,9% nei laureati (13,2% e 8,1% i rispettivi valori medi dell’Ue28).
Quindi riassumendo, come già sappiamo tutti, siamo tra gli ultimi in Europa, e sotto la media OCSE quasi in tutti i settori. Abbiamo molti giovani che abbandonano gli studi, pochi giovani che si iscrivono all’università, molti giovani diplomati che faticano a trovare un lavoro (a parte chi fa studi tecnico-professionali, ma dipende dal settore e dal territorio).
Ovviamente questo non tiene conto di quanto “zucconi” siano molti giovani studenti italiani, di quanto siano scarsi nelle materie scientifiche, di quanto non siano preparati a pensare da soli in maniera logica con raziocinio con la propria mente, di quanto siano poco preparati a valutare, capire il mondo ed avere un’infarinatura generale su tutto, piuttosto che imparare a memoria dati o spaccarsi di compiti per casa.
Possiamo dire che rispetto a molti colleghi europei, i nostri studenti italiani sono un po’ più “ignoranti”, ma la colpa non è loro, è dell’attuale sistema!
Questo implica che, al di là dei fondi, sicuramente da incrementare per l’istruzione, sono proprio il metodo, la qualità e la tecnica di insegnamento, oltre che l’organizzazione, ad essere carenti attualmente nel sistema scolastico italiano. A questo bisogna porre rimedio, solo poi varrà la pena spenderci sopra più soldi!
COMBATTERE L’ANALFABETISMO FUNZIONALE
Giusto per essere precisi, con le nostre riforme vogliamo far sì che i giovani, oltre a venir preparati meglio, oltre ad insegnargli a ragionare, ad essere costruttivi, oltre a tirar fuori il meglio le proprie capacità, oltre a dargli un’educazione migliore, e l’opportunità di vivere e lavorare meglio. Ma vogliamo anche combattere l’ANALFABETISMO FUNZIONALE.
Il termine analfabetismo funzionale, o illetteratismo, indica l’incapacità di usare in modo efficace le abilità di lettura, scrittura e calcolo nelle situazioni della vita quotidiana; si traduce quindi in pratica nell’incapacità di comprendere, valutare e usare le informazioni incontrabili nell’attuale società. (Wikipedia)
Questa cosa è un problema gravissimo a cui non si pensa mai. Ad oggi si calcola che quasi metà della popolazione italiana NON sia in grado di capire ed interpretare correttamente i testi che legge. Siano essi articoli, libri, testi, report, dati informativi, post su Facebook, li legge ma non li capisce e prende subito per vero qualunque cosa.
Questo quindi porta a creare ignoranza, maggiore probabilità nell’essere aggirati da qualcuno, il non capire le cose porta poi a prendere decisioni sbagliate o fare cattive valutazioni.
Lo possiamo vedere tutti i giorni, da quello che la gente scrive sui social network a come si comporta quando è ora di votare o prendere delle decisioni.
Serve un cittadino consapevole, con l’intelligenza sufficiente a capire il mondo, a farsi una propria idea corretta, ad avere un senso critico costruttivo.
L’analfabetismo funzionale può essere contrastato attraverso l’allenamento delle capacità mentali, stimolando sia il linguaggio che il pensiero critico.
Come riporta anche un articolo del Sole24Ore:
Gli analfabeti funzionali, o “low skilled”, in Italia sono più del 47% della popolazione. Con questo termine si indica l’incapacità di un individuo di usare in modo efficiente le abilità di lettura, scrittura e calcolo nelle situazioni della vita quotidiana: non sono in grado di comprendere le istruzioni di un frullatore, credono all’opinione di chiunque senza informarsi e ancora non sanno distinguere la figura del giornalaio da quella del giornalista.
L’Italia, ha ormai superato da decenni il gap dell’analfabetismo strutturale, ma detiene tuttora un record mondiale, posizionandosi al quarto posto dopo Indonesia, Cile e Turchia per distribuzione di analfabeti funzionali nel quadro dei 33 paesi partecipanti allo studio PIAAC. La ricerca si pone l’obiettivo di analizzare le competenze detenute dagli adulti di ogni Paese, individuare la percentuale della popolazione caratterizzata da bassi livelli di competenze e di classificare come si distribuiscono fra diversi sottoinsiemi quali genere, fasce di età, aree geografiche o status.
“Il fenomeno non è nato con internet. Ma lo conosciamo meglio grazie ai social. Enrico Mentana, direttore del Tg La7 ha coniato il termine “Webeti” per indicare le persone che non leggono bene o non capiscono i suoi post. Il vero precursore è però Umberto Eco: “I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel”.
(Fonte: IlSole24Ore https://www.infodata.ilsole24ore.com/2018/08/13/scopri-anche-tu-un-analfabeta-funzionale/).
C’è anche un’ Associazione “Armando Curcio” (https://www.associazionearmandocurcio.it/home/curcio-scuola/verifiche-e-test/) che spiega come potrebbe essere arginato il problema:
In queste condizioni, ovvero partendo da basi poco solide e rimanendo privi di stimoli, come spiega Friedrich Huebler, massimo esperto di alfabetizzazione per l’Istituto di statistica dell’Unesco, in un’intervista all’Espresso, «senza pratica, le capacità legate all’alfabetizzazione possono essere perse anno dopo anno».
Tra le cause principali del dilagare dell’analfabetismo funzionale, quindi, figura proprio la disaffezione alla cultura e all’istruzione, caratteristica che, purtroppo, è propria di quasi tutta la popolazione del nostro Paese. Per questo, infatti, il tessuto sociale italiano presenta degli aspetti che incoraggiano la diffusione dell’analfabetismo funzionale, come l’alto tasso di abbandono scolastico precoce, di giovani che non lavorano o vivono condizioni di lavoro nero e precario, o di mancanza di informazione.
Abituare i più giovani alla lettura e farli appassionare alla cultura in toto è perciò fondamentale. Non istruirli adeguatamente in questo senso rappresenta una mancanza che può portare i giovani – come sta accadendo, d’altronde, già alle nuove generazioni – a cadere in un crudele circolo vizioso che li conduce verso gravi forme di analfabetismo non solo funzionale, ma anche emotivo.
ALCUNE SOLUZIONI CHE PROPONIAMO:
A Scuola, ad ogni livello (dalle Elementari alle Superiori), ogni settimana, ogni anno, ci saranno delle ore obbligatorie dove gli studenti, assieme all’insegnante (che verrà preparato, aggiornato e/o coadiuvato da esperti nel settore dell’apprendimento, e gli insegnanti avranno delle linee guida, dei materiali scaricabili da siti apposta, una sorta di programma, e anche le tecniche di verifica e valutazione, però avranno libertà di gestirsi, e sviluppare le ore di lezione):
LETTURA IN CLASSE, ASSIEME AD ALTA VOCE, A TURNO DI GIORNALI (che verranno recapitati gratis cartacei nelle scuole, e/o online dai siti di varie testate), sia testate nazionali (di vari schieramenti) sia locali. Dovranno leggere articoli, poi spiegarli in classe, riassumerli, fare analisi sul perché delle cose, fare delle ricerche se i dati che leggono sono veri, o cercare online fonti attendibili da dove proviene la notizia
LETTURA IN CLASSE DI TESTI (che l’insegnante potrà pescare a piacere da un database fornito da siti specializzati del Ministero dell’Istruzione, fatti in collaborazione con associazioni ed esperti nel settore), dove leggeranno e discuteranno in classe (stile brainstorming), articoli, post di Facebook, notizie varie e dovranno capire, assieme, discutendo, cercando fonti su internet e su libri, se quella informazione è vera o falsa. (L’insegnante che scaricherà quell’articolo/notizia avrà già le informazioni, le soluzioni, i metodi di come guidare gli studenti per incentivarli a fare critiche, ricerca delle fonti, ecc.)
LETTURA DI LIBRI – Verranno dati meno compiti in classe, ma gli insegnanti daranno come “compito” quello di leggere dei libri, siano essi a scelta, che uguali per tutti. Si cercherà di farglieli prendere in prestito dalle biblioteche, o scaricarli online oppure comprarli. Gli studenti poi dovranno creare riassunti, sintesi scritte, e/o ne discuteranno in classe, oppure se libri diversi individualmente, dovranno esporli ai compagni di classe.
PROVE DIGITALI – anche gli strumenti digitali possono fornire un valido supporto ai docenti. Attraverso elementi come la LIM e i tablet, infatti, è possibile costruire delle lezioni interattive che vadano a stimolare in modo nuovo i ragazzi. In questo modo, la didattica si allarga, conquista nuovi spazi, si fa interattiva, relazionale, sociale. Nel caso non ci fosse ancora la possibilità in una scuola, avere internet, tablet ecc. verranno messe a disposizione degli insegnanti, dei documenti e verifiche, test scaricabili, che potranno stampare e consegnare agli alunni. Test di logica, di flessibilità mentale, di calcolo, problem solving, semplici ma costanti e vari.
TESINE – Ogni studente sarà tenuto (dalla quinta elementare all’ultimo anno delle superiori) a fare e consegnare OGNI SEMESTRE almeno 2 tesine (ogni istituto potrà decidere tempistiche, materie ecc.). Lo studente dovrà scegliere degli argomenti a piacere, tra svariati argomenti (titoli) che gli forniranno gli insegnanti (ad esempio: primo semestre si devono fare una tesina su storia e una su geografia, il secondo semestre 1 su letteratura e 1 su arte). Ogni scuola decide quali materie per ogni semestre e svariate tracce per ogni materia. Ogni studente ne segue una per ogni materia e gli si deve lasciare 1 mese di tempo per scrivere 2 tesine. Gli si insegnerà come fare.
MUSEI E CULTURA – Serve andare a vedere musei, monumenti, aree archeologiche. Senza la pretesa di vedere tutto, ma usando le guide, su carta od online per capire il senso – storico, artistico, religioso – di quello che è esposto. Verranno implementate le gite culturali al fine delle quali saranno obbligatori temi o verifiche su quanto ascoltato durante le visite, e altri tempi dove si parla e descrive un’opera che si è vista (cercando fonti).
CONCORSI DI SCRITTURA, DI POESIA, DI RECITAZIONE – Verranno creati svariati concorsi nazionali, regionali, locali, con tanto di premiazioni, su scrittura, giornalismo, poesia, recitazione, dove ogni studente è libero di iscriversi, creare un’opera, esprimersi come vuole.
Devono essere cose semplici non accademiche, dei temi da scrivere a casa, dove si deve sviluppare un discorso, elaborare un pensiero, critico o costruttivo o valutativo, spiegando una determinata cosa di una materia, ma utilizzando libri e testi (che si trovano nelle biblioteche, o in internet) o articoli di riviste, giornali, ecc. Per far capire come riportare le fonti, come citare le fonti e come cercare le fonti.
Ogni insegnante spiegherà agli studenti come dovrà scrivere la tesina, gli darà dei consigli su come cercare le fonti, su come esporre, anche durante la stesura.
ASCOLTO DI REGISTRAZIONI E VIDEO DI ESPERTI – Il Ministero da un sito apposito metterà a disposizione degli insegnanti, materiali da scaricarsi per poter far semplicemente ASCOLTARE o VEDERE SU SCHERMO, professionisti che parlano e spiegano svariate materie, argomenti e discipline. Come riporta un articolo di agendadigitale.eu (https://www.agendadigitale.eu/scuola-digitale/una-scuola-nuova-contro-lanalfabetismo-funzionale-ecco-come/):
È più motivante ascoltare “L’infinito” di Leopardi letto da Carmelo Bene o da un qualunque professore, magari con inflessioni dialettali? Come le lezioni e le discussioni di storia di Barbero e gli archivi storici online possono essere usati per far discutere i ragazzi sull’impresa di Garibaldi? Il Dante di Benigni può motivare i ragazzi alla lettura della divina Commedia? E la grande musica, disponibile su Spotify e Youtube, può avere un ruolo nella formazione dei ragazzi? E i film in rete possono essere usati, per esempio, per far comprendere che cos’è la poesia? E le lezioni disponibili gratuitamente nei MOOC (Massive Online Open Courses) possono essere integrate nei curricula? E le lezioni della Khan Academy possono essere utili agli studenti? Come cambia l’apprendimento della geografia con Google Earth, o con il sito della CIA che fornisce dati di tutti i paesi del mondo aggiornati all’anno corrente? E come possono essere usate a scuola le lezioni di fisica disponibili in rete? E nell’apprendimento dell’inglese come può essere usato Skype e WhatsApp per far colloquiare sistematicamente studenti inglesi e studenti italiani, e i traduttori automatici e i filmati della BBC? (anche guardarsi un telegiornale della BBC WORLD NEWS durante l’ora di lezione di inglese sarà da considerarsi “apprendimento”).
Ogni singola cosa qui descritta sarà obbligatoria da fare e avrà dei voti che faranno media con la pagella. Alcune cose avranno voti classici (es. tesina), altri avranno valutazioni più generiche, solo per far capire i miglioramenti degli studenti, o semplicemente per dargli un benestare “eseguito o non eseguito”. Per altre cose (come commentare articoli che si leggono assieme o guardare un telegiornale straniero) non si avranno voti.
REINTRODUZIONE DEGLI ESAMI DI FINE SCUOLA
Vogliamo reintrodurre gli esami finali di QUINTA ELEMENTARE
Non erano e non saranno nulla di complesso, ma davano quel minimo di serietà e di preparazione extra al bambino che lo aiutava a capire le sfide delle Medie. Si dava importanza alla sua preparazione di una tesina e di cosa significa fare dei test (come delle verifiche finali). Difficilmente si veniva bocciati, ma preparavano più che altro i bambino e gli davano un contegno un rigore. In un certo senso aiuta a “prepararsi alla vita”, alle prove difficili che ci si troverà ad affrontare più avanti nella vita.
Consisterà in un tema libero per italiano e 4 prove scritte (stile test) di storia, geografia, matematica, inglese. Alla fine verrà fatto un colloquio orale, molto semplice, più una chiacchierata, dove lo studente dovrà prepararsi su quanto studiato durante l’anno in tutte le materie. Gli insegnanti potranno bocciare solo se il bimbo non fa nulla, se non collabora, casi estremi.
REINTRODURRE LA POSSIBILITA’ DI VENIRE BOCCIATI ANCHE ALLE ELEMENTARI
Ci sono già adesso molti genitori che chiedono ed ottengono dagli insegnanti e dai Presidi, di bocciare il proprio figlio che per vari problemi, sarebbe meglio ripetesse un determinato anno. Se un bimbo, riceve un basso profitto in troppe materie (cioè un’insufficienza in oltre 3 materie) sarà possibile fargli ripetere l’anno. Questo anche per fargli capire l’importanza di impegnarsi già dalle elementari ed essere messo di fronte ad un’eventualità che deve imparare ad affrontare, con l’aiuto di genitori ed insegnanti. Sono e saranno pochi questi casi alle elementari, ma è giusto mettere serietà anche nell’apprendimento educativo e di esperienza già dai primi anni di scuola. Specie per bimbi particolari, più bisognosi di tempo e di supporto, oppure stranieri, che magari hanno bisogno di un anno in più per imparare meglio la lingua, oppure bimbi che non ce la fanno a stare al passo con i coetanei.
INTRODUZIONE DI EDUCAZIONE SESSUALE E SENTIMENTALE
Vogliamo introdurre lezioni OBBLIGATORIE PER TUTTI GLI STUDENTI, di Educazione Sessuale e Sentimentale
Fonti: Pubblicazione della Commissione Europea: https://op.europa.eu/en/publication-detail/-/publication/5724b7d8-764f-11eb-9ac9-01aa75ed71a1
WHO Standards for sexuality education and the UNESCO International technical guidelines on sexuality https://cdn.who.int/media/docs/default-source/reproductive-health/sexual-health/international-technical-guidance-on-sexuality-education.pdf?sfvrsn=10113efc_29&download=true
Standard per l’educazione sessuale in europa – BZgA/WHO Regional Office for Europe (2006) https://www.fissonline.it/pdf/STANDARDOMS.pdf
IPPF European Network – Sexual Education in Europe – https://europe.ippf.org/
Per la premessa vedere presentazione allegata. E’ fondamentale introdurre educazione sessuale e sentimentale in tutti i gradi e livelli delle scuole dell’obbligo, sia pubbliche che private. Ci deve essere un connubio tra insegnanti e professionisti, in armonia con studenti e genitori, affinché si educhino i giovani a diventare cittadini più consapevoli e rispettosi sia di sé stessi che degli altri, e in grado di agire meglio sulle proprie scelte del futuro.
OBBLIGATORIETA’ PER TUTTE LE SCUOLE:
Come nella maggioranza dei Paesi Europei anche in Italia deve diventare obbligatorio nelle scuole dell’obbligo di tutti i gradi un percorso formativo di istruzione ed educazione sessuale e sentimentale (al 2019 è obbligatorio in 19 Paesi europei, mentre è opzionale in 8 inclusa l’Italia). Tutti gli studenti avranno l’obbligo di frequentare tali corsi e i genitori non avranno alcun diritto né possibilità di rifiutarsi e di non farli fare ai propri figli (come si evince da molti recenti sondaggi, sia studenti che genitori a grande maggioranza si dicono comunque favorevoli). A titolo informativo, ogni scuola a inizio anno scolastico avrà cura di informare i genitori degli studenti sul tipo di programma di educazione sessuale e sentimentale che si apprestano a fornire durante l’anno.
SI INIZIA DALLA PRIMA ELEMENTARE, A 6 ANNI DI ETA’:
Come nella maggioranza dei Paesi Europei in cui tale disciplina è obbligatoria, anche in Italia si deve iniziare ad insegnarla ai bambini dal compimento del sesto anno di età, ovvero quando iniziano la prima elementare (scuola primaria). Questa scelta è data anche da basi scientifiche riportate nei vari report e studi riportati tra le fonti (vedi sotto i link ai report).
SI DEVONO COPRIRE TUTTI GLI ARGOMENTI:
Il percorso di formazione dovrà coprire tutte le discipline dell’Educazione Sessuale Olistica, come suggerito dalle varie guide dell’OMS, dell’UNESCO e della Commissione Europea, ovvero: aspetti biologici/conoscenza del proprio corpo/pubertà e anatomia – amore, matrimonio, relazioni, sentimenti, famiglia – abuso sessuale e domestico, violenza di genere e bullismo – gravidanza e nascita – orientamenti sessuali e conoscenza del mondo LGBTQIA+ – HIV/AIDS e malattie sessualmente trasmissibili – contraccettivi – ruoli di genere – mutuo consenso – diritti umani e disabilità – rischi e prevenzioni su online/media/social media/pornografia – benessere persona (vita sana, evitare abusi di droghe, tabacco e alcol) –
conoscenza di sè e degli altri anche per quanto riguarda l’appagamento sessuale, l’autoerostimo, i primi amori.
L’educazione sessuale persegue i seguenti risultati:
L’educazione sessuale deve utilizzare un linguaggio adeguato a bambini e ragazzi e deve mettere in grado gli allievi di acquisire la terminologia appropriata, aumentando così la loro capacità di comunicare nel campo della sessualità. La comunicazione ha un ruolo centrale
nell’educazione sessuale; all’atto pratico ciò significa che il formatore deve rinunciare alla sua posizione centrale e comportarsi, invece, più come un facilitatore per permettere una comunicazione significativa tra gli allievi e stimolare la discussione. In questo modo gli allievi sono messi in grado di formarsi un proprio punto di vista e riflettere sui propri atteggiamenti.
Un requisito importante per l’educazione sessuale è che gli allievi si sentano sempre al sicuro: la loro privacy e i loro confini personali vanno rispettati. Sebbene gli allievi vadano incoraggiati a essere aperti, non dovrebbero essere raccontate le esperienze personali perché in classe sono fuori luogo e potrebbero rendere vulnerabile chi si espone. Andrebbe stabilito un clima di fiducia cercando regole sulle quali il gruppo sia d’accordo. Anche un’educazione sessuale sensibile alle differenze di genere contribuisce a far sentire al sicuro gli allievi.
Il docente coordinatore responsabile in ogni scuola avrà il compito, assieme alla direzione, di garantire e controllare tali situazioni.
Si riporta per semplicità la tabella riassuntiva degli 8 topic obiettivi di insegnamento delineati dalla OMS come concetti chiave, basati sulla precedente guida Unesco 2009 e sulle evidenze scientifiche e sperimentali, sui cambi di comportamento positivi dei bambini che sono stati precedentemente educati seguendo questi concetti:
I concetti specifici da seguire e da insegnare agli alunni sono delineati passo passo all’interno del report in questione dell’OMS (che fa parte anche di uno dei tasselli dello Sestainable Development Goal dell’ONU legato all’Education) “WHO Standards for sexuality education and the UNESCO International technical guidelines on sexuality https://cdn.who.int/media/docs/default-source/reproductive-health/sexual-health/international-technical-guidance-on-sexuality-education.pdf?sfvrsn=10113efc_29&download=true” da
pagina 37 a pagina 80 e sarà usato dagli uffici preposti del Ministero dell’Istruzione come base da seguire per costruire le linee guida e i libri di testo da far usare poi nelle scuole.
EDUCAZIONE SESSUALE SARA’ INTEGRATA NELLA MATERIA CAPPELLO “EDUCAZIONE CIVICA E SOCIALE” (che comprenderà anche le discipline educazione civica, educazione sessuale e sentimentale, educazione finanziaria):
Un buon sistema per garantire una trattazione più olistica è quello di affidare aspetti diversi ad insegnanti diversi (biologia, scienze, educazione fisica, filosofia e altre materie umanistiche), facendo quindi dell’educazione sessuale un argomento multidisciplinare.
OGNI SCUOLA AVRA’ UN INSEGNANTE RESPONSABILE DEL COORDINAMENTO:
L’esperienza insegna che in questi casi è importante nominare un insegnante responsabile del coordinamento generale dei vari materiali e dei vari stimoli. Potrebbe essere anche l’insegnante nominato docente di educazione civica, ma non per forza, sarà cura del dirigente scolastico nominarlo dopo aver sentito l’opinione dei vari insegnanti. Tale insegnante avrà una formazione apposita e coordinerà i colleghi, seguendo testi e linee guida ministeriali. Tutti gli insegnanti che saranno chiamati a partecipare, ognuno per propria materia (ad esempio all’insegnante di scienze/biologia spetta la parte sul corpo umano, gli aspetti fisici della sessualità), dovranno sostenere un percorso di formazione obbligatorio che sarà organizzato in ogni plesso scolastico e gestito dagli enti del Ministero dell’Istruzione. Le direttive ministeriali guideranno i dirigenti scolastici nel trovare ed incaricare gli insegnanti più adatti per ogni materia.
Per le nuove generazioni di futuri insegnanti dovrà diventare sistematico ed obbligatorio fare il corso di formazione per l’insegnamento di educazione sessuale e sentimentale relativo alla propria materia, già durante il loro percorso di formazione iniziale per diventare insegnanti.
Un altro compito dell’insegnante responsabile del coordinamento generale per l’educazione sessuale e sentimentale sarà quello di invitare e coordinare esperti esterni alla scuola per trattare argomenti specifici. Gli esperti possono essere medici, sessuologi, infermieri, ostetrici, educatori o psicologi con una specifica formazione nell’educazione sessuale. Altresì organizzazioni non governative per la salute sessuale o ai servizi sanitari dedicati ai giovani, come ad esempio i consultori familiari. Sarà cura dell’Ufficio Scolastico di ogni Regione creare una lista aggiornata semestralmente (dopo previo contatto con gli stessi) con tutti i contatti, suddivisi per territorio provinciale, che ogni scuola potrà visionare per trovare e mettersi in contatto con tali professionisti, anche di province limitrofe (tali professionisti ed associazioni potranno anche mettersi contatto, o farsi inserire nelle liste territoriali, contattando l’ente di propria iniziativa). Le scuole potranno anche singolarmente proporre o contattare professionisti e associazioni del territorio, purché vengano iscritti (previa valutazione dell’ufficio scolastico regionale) nella lista territoriale di riferimento. Questo per avere un benestare, una certificazione di idoneità da parte dell’ufficio scolastico, e per poter dare le linee guida ed eventuale materiale a tali professionisti e associazioni. Non ultimo, anche perché sarà poi l’ufficio regionale ad organizzare pagamenti e
emolumenti a tali professionisti ed associazioni (a meno che non lo facciano per scelta come volontariato).
CI DEVE ESSERE UN TEST PER VALUTARE LA COMPRENSIONE DELLA MATERIA
Educazione sessuale e sentimentale, così come le altre discipline di Educazione Civica e Sociale in cui essa è contenuta, deve essere materia d’esame e si dovrà valutare l’andamento dell’apprendimento con verifiche, esami e interrogazioni durante l’anno, a discrezione dei docenti.
Il programma curricolare, le linee guida e il materiale didattico sono stabiliti a livello centrale dal Ministero dell’Istruzione e dovranno essere identici e standard in ogni scuola.
Il programma curricolare ministeriale verrà redatto in collaborazione con tutte le associazioni, enti e NGO specializzate in educazione sessuale con professionisti del settore, anche in campo medico e coloro che fanno supporto alla popolazione come i consultori.
Oltre alle lezioni a scuola, tenute dagli insegnanti (dal docente di educazione civica e dai suoi colleghi specializzati in scienze, biologia, e altro) si devono alternare lezioni fisse e continue tenute da almeno un esperto tra quelli nominati ed iscritti nelle liste territoriali, da parte dell’ufficio scolastico regionale. Tali lezioni con lo specialista (almeno una volta al mese per classe) servono anche agli studenti per fargli domande aperte, creare dibattiti, laboratori, e quant’altro utile per l’apprendimento, in modo più interattivo e per sopperire alla conoscenza poco approfondita da parte dei normali docenti.
Nell’organizzazione della formazione per insegnanti/educatori, i programmi formativi vanno stabiliti tenendo conto delle classi in cui questi affronteranno l’educazione sessuale giacché le necessità cambiano a secondo del tipo di scuola e della fascia di età: ad esempio, insegnanti di scuola materna hanno bisogno di una preparazione diversa da quella di insegnanti di scuola secondaria superiore.
Educatori competenti necessitano di una formazione in educazione sessuale, così come di un’ apertura mentale per la materia e una forte motivazione: devono credere fermamente nei principi dell’educazione sessuale sopra menzionati. Ciò implica che le autorità scolastiche non facciano pressioni su chi è riluttante a essere coinvolto nell’educazione sessuale; piuttosto, gli insegnanti vanno stimolati e sostenuti.
Poiché gli educatori saranno un modello per gli allievi, un prerequisito importante è la
disponibilità a riflettere sui propri atteggiamenti rispetto alla sessualità e rispetto alle norme e ai valori della società. Gli insegnanti di educazione sessuale necessitano di strutture di supporto e devono avere accesso a momenti di supervisione.
Può essere utile prendere spunto su come i Paesi Bassi hanno creato materiale e programmi adatti: https://langlevedeliefde.nl/docenten/english e la loro organizzazione più importante che opera anche in vari Paesi (Rutgers): https://rutgers.international/
LA MATRICE DELL’EDUCAZIONE SESSUALE:
(Fonte: Standard per l’educazione sessuale in europa – BZgA/WHO Regional Office for Europe (2006) https://www.fissonline.it/pdf/STANDARDOMS.pdf)
L’educazione sessuale è una materia vasta, estensiva, i cui contenuti variano a mano a mano che il bambino, crescendo, diventa un adolescente e poi un giovane adulto. A tre anni un bambino ha bisogno di informazioni e di sostegno differenti rispetto a quando ne avrà 10 in più. Inoltre, l’educazione sessuale influenza lo sviluppo degli atteggiamenti verso la sessualità e dei comportamenti sessuali aiutando l’individuo a determinare autonomamente la propria sessualità.
Nell’organizzare i contenuti di ciò che deve essere insegnato a una determinata età, sono state definite delle fasce di età in base ai compiti di sviluppo. Le fasce di età sono 0-4 anni, 4-6 anni, 6-9 anni, 9-12 anni, 12-15 anni, e dai 15 anni in su; sono state scelte concordemente alle fasce di età dell’OMS e in quanto corrispondono alle fasi evolutive. E’ indubbio che, a secondo dello sviluppo personale, a un bambino/un ragazzo potrebbe essere più adatta una fascia diversa da quelle suggerita dall’età anagrafica e quindi la demarcazione tra fasce di età va utilizzata con flessibilità. Gli argomenti affrontati in più fasce di età sono volti ad anticipare una fase di sviluppo successiva o immediatamente seguente, di modo che bambini e ragazzi siano più preparati ad affrontarla. Nel trattare lo stesso argomento in più fasce di età si tengono anche in considerazione le differenti capacità di comprensione.
Per tutte le fasce di età gli argomenti sono raccolti sotto le seguenti tematiche generali: “Il corpo umano e lo sviluppo”, “Fertilità e riproduzione”, “Sessualità”, “Emozioni/affetti”, “Relazioni e stili di vita”, “Sessualità, salute e benessere”, “Sessualità e diritti” e “Influenze sociali e culturali sulla sessualità”. Queste tematiche generali sono state selezionate per la loro rilevanza nel processo dinamico dello sviluppo sessuale di bambini e ragazzi a livello fisico, sociale e affettivo.
Il programma verrà sviluppato specificatamente per ognuna delle seguenti fasce d’età: da 6 a 9 anni, da 9 a 12 anni, da 12 a 15 anni, dai 15 anni fino alla fine della scuola dell’obbligo.
Il programma curricolare ministeriale verrà redatto in collaborazione con tutte le associazioni, enti e NGO specializzate in educazione sessuale con professionisti del settore, anche in campo medico e coloro che fanno supporto alla popolazione come i consultori. Verranno consegnati agli studenti, gratuitamente, materiali, documenti, brochure, opuscoli, libriccini, e vario materiale illustrativo. Verranno creati appositi video da far vedere durante le lezioni. Verrà data loro anche una lista di siti web, indirizzi utili, letture consigliate, ecc, su quanto trattato. Il materiale sarà vario e sarà identico in tutta Italia e riporterà anche contatti e indirizzi dei consultori di zona oppure degli studi professionali degli specialisti collaboratori, in caso avessero bisogno di sedute private.
Iter iniziale per la creazione di una commissione per la creazione dei programmi
Il Ministro della pubblica istruzione, di concerto con il Ministro della salute entro due mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, nomina una commissione competente ad elaborare le linee guida generali di tipo operativo per i corsi di educazione alla sessualità. Nella commissione dovranno essere presenti specialisti e rappresentanti di associazioni e organizzazioni specializzate nell’educazione sessuale e sentimentale, fra quali le organizzazioni FISS, CONSULTORI, UCIPEM, CIS (centro italiano di sessuologia).
Il programma deve essere pronto entro quattro mesi. Successivamente, entro altri sei mesi si deve dare inizio all’organizzazione per l’attuazione iniziale del programma, creando i corsi di formazione dei docenti e la presa di contatto e gestione collaborativa con professionisti e associazioni specializzate. Serve coordinare, formare ed istruire sul da farsi tutte le scuole, che a loro volta nomineranno gli insegnanti dedicati e gli faranno fare i corsi. Pur essendoci continui corsi di aggiornamento e formazione durante l’anno per tali docenti, devono essere pronti e iniziare i corsi in tutte le scuole alla fine dei sei mesi di formazione.
All’interno del corso di educazione sessuale e sentimentale, durante l’anno, dovranno essere programmati anche appositi incontri formativi, laboratori, sessioni di confronto, a cui dovranno partecipare anche i genitori e gli insegnanti affinché la formazione degli alunni sia accompagnata e seguita nel tempo.
VALUTAZIONE DELL’ANDAMENTO NAZIONALE
Ogni anno alla fine dell’anno scolastico di ogni ultimo anno, per ogni livello di scuola, si terrà un test standard unico nazionale, diversificato in base all’età e al programma scolastico fin lì
seguito, da far fare a tutti gli studenti dell’ultimo anno, per valutare il livello di apprendimento e conoscenza di educazione sessuale e sentimentale. Questo test servirà altresì per far capire alle scuole e al Ministero dell’Istruzione che aggiornerà ogni anno anche il Parlamento, in quali scuole o plessi scolastici ci sia eventuale bisogno di implementi o miglioramenti nel caso ci fosse scarsa qualità di insegnamento o bassa conoscenza della materia. Questo aiuta a riequilibrare eventuali malfunzionamenti che pregiudicano il buon andamento dell’insegnamento e apprendimento dell’educazione sessuale e sentimentale.
Visite in privato con gli specialisti
Ogni studente che ne faccia richiesta può fare visita per un colloquio a un qualunque specialista professionista, tra i vari che collaborano con la scuola o comunque indicati nella lista territoriale dei professionisti dedicati e consegnata dalla scuola ai ragazzi, e semestralmente aggiornata. Le sedute dovranno essere gratuite e a carico del sistema sanitario nazionale.
La commissione di esperti interministeriale dovrà provvedere anche a dare la possibilità ad ogni plesso scolastico di dedicare una o più figure professionali. Esse potranno presenziare settimanalmente o mensilmente, o a chiamata, a seconda delle necessità e del numero di studenti, in una stanza a loro dedicata all’interno della scuola, per ricevere privatamente gli studenti che ne facciano richiesta, similmente come accade con lo psicologo scolastico.
Potranno farne richiesta tutti gli studenti dai 6 anni in sù, avranno diritto alla privacy e le informazioni e quanto detto durante le sedute non saranno divulgate agli insegnanti. Gli studenti possono fare richiesta per le sedute dagli specialisti quando vogliono e senza autorizzazione da parte dei loro genitori, anche se minorenni. Ogni professionista, se lo riterrà necessario, dopo aver sentito lo studente stesso e in accordo con quest’ultimo, potrà valutare eventualmente di interloquire con i genitori dello studente o con i suoi insegnanti, per condividere o informare gli stessi, o per dare consigli o quant’altro, per il benessere psico-fisico dello studente.
Non essendo possibile fare valutazioni di costo precise allo stato attuale, anche per mancanza di dati, impossibili da trovare ed esaminare da parte di privati cittadini, si rimanda ad un aggiornamento da fare in concomitanza con l’approvazione di questa riforma in Parlamento nei luoghi e tempi idonei. Sarà poi cura del Ministero dell’Istruzione, una volta creata la commissione competente, a calcolare di preciso la somma annuale di partenza per coprire i costi. Stime più accurate verranno quindi fatte in futuro.
Per l’organizzazione e il funzionamento dei corsi di educazione sessuale e sentimentale è istituito un fondo speciale nello stato di previsione del Ministero della pubblica istruzione. Tale fondo dovrà avere una dotazione annuale iniziale di almeno 4 milioni di euro.
Gli istituti scolastici ogni anno invieranno il bilancio economico preventivo per l’organizzazione e lo svolgimento dei corsi agli appositi uffici organizzati presso gli uffici scolastici regionali, i quali provvedono ad avanzare la richiesta di finanziamento complessiva regionale, o della provincia autonoma, al fondo istituito del Ministero dell’istruzione.
Dal secondo anno di attività a seconda di come si sarà organizzato ogni istituto e delle eventuali spese che avrà per la gestione dei corsi e degli specialisti, il ministero dell’Istruzione provvederà ad aggiornare la cifra annuale del fondo.
I fondi serviranno per coprire le spese di:
Per quanto riguarda invece la copertura dei costi per il pagamento dei professionisti per le ore prestate per fare sessioni private di ascolto degli studenti, ovvero le sedute, si rimanda al Ministero della Sanità, sentite le Regioni e Province Autonome, l’onere di calcolare e trovare la cifra esatta di costo che sarà poi presa in carico dal servizio sanitario nazionale.
Non essendo possibile fare valutazioni di costo precise allo stato attuale, anche per mancanza di dati, impossibili da trovare ed esaminare da parte di privati cittadini, si rimanda ad un aggiornamento da fare in concomitanza con l’approvazione di questa riforma in Parlamento nei luoghi e tempi idonei. Sarà poi cura del Ministero dell’Istruzione, una volta creata la commissione competente, a calcolare di preciso la somma annuale di partenza per coprire i costi. Solo a livello di esempio per una stima approssimativa, potrebbe essere un costo simile a quello che oggi viene speso per gli psicologi nelle scuole, ovvero nel 2024 è pari a 60 milioni di euro.
PROGRAMMI TELEVISIVI DEDICATI
Sarà cura del Ministero dell’Istruzione, in collaborazione con il ministero della Salute, assieme agli enti ed associazioni di professionisti di educazione sessuale, a coordinarsi con la RAI ed eventuali TV private nazionali, per creare e finanziare programmi televisivi educativi ad hoc, che dureranno tutto l’anno, ogni anno, per educare sia giovani che adulti all’educazione sessuale e sentimentale.
INTRODURRE EDUCAZIONE FINANZIARIA ED ECONOMIA DOMESTICA NELLE SCUOLE
Preparare i giovani a saper affrontare le scelte di vita di domani
Ogni anno, tutto l’anno, in ogni classe, durante la scuola dell’obbligo, verranno attivati dei corsi di ECONOMIA DOMESTICA (dalla quinta elementare in poi per esempio). Già lo fanno nelle scuole finlandesi. Le lezioni saranno obbligatorie per le intere classi, maschi e femmine assieme, dove gli studenti si turnano per imparare le basi per cucinare, lavare, pulire, stirare aggiustare, rammendare, fare lavatrice e lavastoviglie, fare la spesa, decidere assieme il menù dei pasti, fare raccolta differenziata, gestire le finanze di famiglia (entrate, uscite, bollette, dove e come chiedere i documenti negli uffici pubblici, ecc.).
In tal modo si impara fin da piccoli sia ad avvicendarsi in casa, a rendersi autonomi, più sicuri di sé, imparare ad arrangiarsi e creare un maggiore equilibrio di coppia tra maschi e femmine combattendo lo stereotipo che debba essere la donna o il maschio a doversi occupare di sole determinate cose in casa.
Altresì si impara ad usare correttamente il denaro, in modo responsabile. I giovani impareranno anche a farsi piccoli lavori manuali domestici, con il legno, con i tessuti, risolvere piccoli problemi di idraulica e da elettricista.
Ogni scuola avrà stanze attrezzate a questi scopi.
In tal modo si aiuta i giovani a diventare più autonomi e a combattere il gender gap.
Sempre dalla 5° elementare in poi, ogni anno poi si inserirà anche la materia EDUCAZIONE FINANZIARIA, dove passo passo, fin da piccoli, con programmi semplici e studiati da esperti del settore, economisti assieme a pedagogisti, come gestire le proprie finanze, guadagni, perdite, investimenti. Come informarsi e capire gli investimenti esistenti e possibili, calcolarne il rischio, e non solo del mercato finanziario.
Ovvio che si inizia con le basi, alle elementari, per arrivare ad un programma più strutturato negli ultimi anni delle superiori.
Questo renderà i giovani futuri cittadini più consenzienti, più preparati, più investitori e meno ignoranti in materia, in modo da non perdere soldi inutilmente, capire e combattere le frodi, non farsi fregare, capire diligentemente cosa significa investire.
Questo programma scolastico sarebbe anche da introdurre pari pari in formato PROGRAMMA TV sulla RAI, settimanalmente, in modo da istruire anche parte della popolazione già adulta.
RAFFORZAMENTO DELLA SENSIBILIZZAZIONE SULLA DONAZIONE DI SANGUE, ORGANI, MIDOLLO OSSEO, SPERMA E OVAIE
Rafforzare le attuali attività lasciate oggi solo alla buona volontà di qualche volontario di associazioni del settore (e alla buona volontà discrezionale di insegnanti e dirigenti scolastici).
Ci saranno 1 volta all’anno 2 ore per classe per ogni anno di classe delle superiori, incontri in aula dove medici e volontari delle varie associazioni del dono, vanno a parlare e spiegare l’importanza di donare il sangue, gli organi, il modello osseo, ma anche lo sperma e le ovaie (per sensibilizzare il discorso sulla procreazione assistita).
Come accade adesso, ogni formatore porterà materiale informativo, video, ecc, in modo da esporre ai ragazzi l’attività della propria associazione.
Questi incontri sono obbligatori e ogni ASL sarà obbligata a designare un numero di medici (eventualmente facendogli fare formazione su come insegnare, esporre ad un pubblico di giovani), che turneranno per fare queste formazioni ai ragazzi.
I medici si coordineranno e collaboreranno con le varie associazioni e volontari.
Le varie associazioni poi sono libere di iscrivere ragazzi maggiorenni, qualora essi vogliano, al termine dell’incontro, iscriversi all’associazione.
IMPORTANTE: Qualora qualche ragazzo volesse perfino iscriversi a qualche associazione ma anche o soltanto come volontario (per aiutare, nel tempo libero), riceverà dei crediti formativi aggiuntivi per aumentare il voto finale della maturità.
INSEGNAMENTO DI 2 LINGUE STRANIERE IN TUTTE LE SCUOLE
INTRODURRE IL SISTEMA TEDESCO, SE RIPORTI VETRO, PLASTICA E METALLO (DALLE BIBITE) TI RIDANNO SOLDI
In ogni scuola dell’obbligo, di qualunque ordine e grado (dall’asilo alle superiori), sarà obbligatorio l’insegnamento di 2 lingue. La prima deve essere l’INGLESE, la seconda invece viene lasciata a libera scelta da ogni istituto, scuola, magari a seconda delle richieste di genitori e studenti, e si vince a maggioranza. Sarà anche possibile istituire diverse sezioni con una seconda lingua diversa, così ogni studente sceglie liberamente quale frequentare.
La seconda lingua può essere una qualunque lingua del mondo, volendo anche il cinese o giapponese o l’arabo per esempio. Verranno cercati insegnanti che dovranno comunque seguire tutti un metodo di insegnamento comune, che sarà nuovo. Serve fare molte sessioni di ascolto e parlare in gruppo, leggere articoli stranieri, guardare TG e film in lingua.
NUOVO SISTEMA DI INSEGNAMENTO DELLE LINGUE:
Una volta al Governo, noi di Riforma e Progresso, attraverso un equipe di esperti linguisti, filologi e insegnanti, con la collaborazione con istituti linguistici internazionali, creeremo un modello di insegnamento universale per l’apprendimento delle lingue a scuola.
Gli attuali metodi di insegnamento delle lingue straniere sono vecchi e spesso inutili, serve cambiarli totalmente. Gli insegnanti devono essere laureati in lingue, specializzati solo a insegnare lingue straniere.
Tra le altre cose serve fare molta ma molta più CONVERSAZIONE IN LUNGUA, ASCOLTO DELLA LINGUA, SCRITTURA DELLA LINGUA, e utilizzare ove possibile, supporti video, informatici, quiz brevi ma ripetuti e costanti.
Ci sono sistemi moderni più efficaci per insegnare perfino la grammatica per esempio (di solito la parte più noiosa ma importante).
Per di più poi, ogni scuola si organizzerà per far fare delle verifiche ed interrogazioni IN INGLESE di certe materie a scelta con l’insegnante (di storia, di geografia, di arte, ecc.).
SOSTITUIRE L’ORA DI RELIGIONE
Toglieremo l’ora di religione nelle scuole, gli insegnanti, se lo vorranno, verranno assorbiti nel normale sistema del Ministero dell’Istruzione (e non dipendere più dalla CEI e le Diocesi come nomine). Tali insegnanti poi riceveranno corsi di formazioni ed aggiornamento per insegnare invece CULTURE DEL MONDO, RELIGIONI DEL MONDO, DIRITTO DI FAMIGLIA, DIRITTI DEI CITTADINI, DIRITTI DEI BAMBINI, EDUCAZIONE CIVICA PRATICA (dove insegneranno cosa fare per, dove andare per richiedere determinati servizi pubblici, come aver a che fare con le pubbliche amministrazioni, i comuni, gli enti pubblici, quali documenti servono per chiedere servizi di vario tipo, ecc.). Si faranno anche lezioni per dare un’infarinatura generale su come funzionano le ELEZIONI, COME SI VOTA, COME FUNZIONA IL COMUNE, LO STATO, ecc.
Tutte cose utili per la vita pratica. Ovviamente gli insegnanti dovranno attenersi ad un programma, avranno materiale scaricabile ed usabile pronto all’uso, faranno un sacco di corsi di formazione (soprattutto all’inizio) e poi di aggiornamento.
Per quanto riguarda culture e religioni del mondo (dove magari sono già più preparati), discuteranno di, faranno vedere video, film, documentari che mostrano e spiegano usi e costumi, differenze e similitudini di tutte le varie culture e religioni del mondo rispetto alla nostra italiana cristiana cattolica.
RIDURRE A 4 GLI ANNI DELLE SUPERIORI
Nella nostra riforma della pubblica istruzione introdurremo anche il cambiamento degli anni scolastici da sostenere nella scuola dell’obbligo.
Le attuali scuole superiori (cosiddetta istruzione secondaria) durano 5 anni e terminano con l’esame di maturità alla fine del quinto anno.
Noi vogliamo abbreviare la scuola superiore portandola a 4 anni, come accade già in metà dei Paesi europei (13 sui 27 Ue: tra cui Spagna, Francia, Regno Unito, Portogallo, Ungheria, Romania). L’abbreviazione di un anno del percorso di studi che permetterebbe di far uscire i ragazzi dalle aule a 18 anni. Una riforma che se entrasse a regime in tutte le scuole d’Italia potrebbe portare, secondo stime anche 1 miliardo e 380 milioni di risparmi.
Ci hanno già provato vari Governi nel passato, da Berlinguer a Monti, ma han tutti fallito per mille altre ragioni.
Come funziona all’estero? Come si legge in articolo del Sole24Ore (https://www.ilsole24ore.com/art/maturita-4-anni-dove-e-vigore-europa-italia-farebbe-risparmiare-14-miliardi–AE0j6MAC):
Secondo una recente indagine realizzata dalla Uil non esiste uno standard europeo per l’età di uscita dalla scuola secondaria. I 27 paesi Ue, infatti, si dividono abbastanza equamente tra quelli che terminano il percorso scolastico a 18 anni (13 paesi, tra cui Spagna e Francia ) e quelli, come l’Italia , la Germania, la Danimarca che lo terminano a 19 anni, con «una leggera prevalenza di questi ultimi» (15 paesi in tutto). Romania e Finlandia, invece, offrono due opzioni (18/19 e 17/19 se si continua il ciclo di studi).Per esempio in Germania, spiega il rapporto, l’obbligo di istruzione è dai 6 ai 16 anni a tempo pieno, e a tempo parziale fino a 19, la scuola primaria dura 4 anni e la scuola secondaria inferiore, a indirizzi diversificati, dura 6 anni. Mentre la secondaria superiore è generalmente triennale ed alcune filiere possono essere frequentate in alternanza scuola lavoro. In Spagna, l’obbligo di istruzione è sempre dai 6 ai 16 anni, ma si esce un anno prima. Dopo la scuola primaria, articolata in 3 bienni, dai 6 ai 12 anni, si va alla secondaria inferiore unitaria di 4 anni e poi alla secondaria superiore, anch’essa unitaria di 2 anni.
Spiegheremo nei capitoli successivi come vogliamo rivoluzionare la scuola anche a livello di cicli di studi, ma intanto vogliamo anche noi far studiare i ragazzi un anno in meno per i seguenti motivi:
– Si “risparmierebbero” circa 1,3 miliardi di euro, che verrebbero reinvestiti tutti di nuovo nell’istruzione stessa. Quindi più che un risparmio dobbiamo parlare di una razionalizzazione delle risorse. Risorse che potranno venir usate per assumere insegnanti giovani e con competenze tecniche/scientifiche/linguistiche, per acquistare materiali e strumenti tecnologici per le scuole, per costruire o ristrutturare edifici scolastici, per creare percorsi tecnici e formativi nuovi, per introdurre nuove materie più utili alla vita moderna, per supportare la didattica che aiuti a sviluppare senso critico, senso creativo e di pensieri dello studente (come ad esempio teatro, cultura, giornalismo, sviluppo di brevetti, costruzione di prototipi, partecipazione a conferenze o gare internazionali tra scuole, aumento di borse di studio, per supportare l’alternanza scuola/lavoro e tanto altro ancora.
– Attualmente i nostri giovani studiano fino a 19 anni, fanno un sacco di compiti per casa ma sono tra gli ultimi in classifica in Europa per intelligenza, per capacità cognitive e di ragionamento logico. Le imprese si lamentano che molto spesso si sfornano diplomati che non sono in grado di fare niente, ecc. Serve migliorare la qualità della scuola, e ritoccare la quantità concentrando meglio tempi e risorse.
– Come spiegheremo nei capitoli successivi vogliamo cambiare tipologie di anni e percorsi scolastici, prendendo ad esempio Paesi come Germania, Finlandia ed altri, dove mettono al centro lo studente, e cercano di essere flessibili in modo da valorizzare le capacità e competenze di ogni studente, e non come adesso in Italia dove metti tutti gli studenti in contenitori fissi, uguali per tutti, che piaccia o no, dove gli studenti devono solo fare lezioni frontali sui banchi, studiare più volte materie che magari non amano e non capiscono (alle elementari si studiano ad esempio determinati programmi di storia e arte che poi si ristudiano alle medie, poi alle superiori di ristudiano materie ed argomenti trattati già alle medie, e così via, e ci sono solo poche differenziazioni dove tutti gli studenti, volenti o nolenti sono costretti ad essere trattati tutti allo stesso modo e a non venir valorizzati).
– Se i nostri giovani si diplomano a 18 anni invece che a 19 anni, significa che potranno iniziare a lavorare 1 anno prima, oppure iniziare l’università 1 anno prima e quindi laurearsi un anno prima e quindi iniziare a lavorare 1 anno prima. Questo gli permette di fare vera esperienza prima, di iniziare a guadagnare un anno prima, di diventare più autonomi dalla famiglia un anno prima, iniziare a pagarsi i contributi per la pensione un anno prima.
Se l’Italia ha il più alto tasso d’Europa di abbandono scolastico ci sarà un motivo. E’ colpa dell’offerta formativa, di come è strutturato il sistema scolastico, di non poter sprigionare le proprie capacità e volontà mentali come si deve, il dover essere un numero trattato come tutti gli altri, continuare a studiare cose ripetutamente anche se non ti piacciono o se reputi inutili che non insegnano nulla di utile per la vita e per il lavoro futuro, ecc. e se a tutto ci aggiungi anche che sei “obbligato” a proseguire così fino al diploma a 19 anni, fa passare ancora di più la voglia a molti.
RIFORMA DELLA SCUOLA
Possiamo dividere i giovani studenti in 2 categorie: quelli che amano di più lo studio in generale, leggere e studiare cose tradizionali, sono attirati dalla conoscenza e dalla teoria, dallo scrivere, leggere, disegnare, ecc. e quelli invece che preferiscono applicarsi in qualcosa di pratico, manuale, di utile a livello fisico, lavorativo, per attuare cose e imparare a fare cose.
Ovvio, molti lo scoprono solo dopo un pò di anni, ed è giusto che tutti partano uguali a studiare e fare le stesse cose, poi dopo un po’ di anni sarebbe giusto che ognuno prenda una delle due strade, più teoria o più pratica.
Allo stesso tempo, specie se si è piccolini, bisogna comunque dare un’infarinatura generale del sapere umano a tutti quanti, perché bisogna comunque avere futuri cittadini un minimo preparati o per lo meno, consapevoli del mondo reale presente e futuro e tutti devono essere in grado di leggere, scrivere, far di conto, ragionare, capire il mondo, farsi un senso critico e conoscere le lingue.
Per questo motivo non funziona il sistema scolastico italiano attuale, in quanto contrario a quanto appena descritto. Come sappiamo (usando termini che capiscono tutti), oggi il sistema si sviluppa così:
Elementari – 5 anni uguali per tutti,
Medie – 3 anni uguali per tutti e si studiano in parte cose già studiate alle elementari
Superiori – 5 anni dove si studiano per metà cose già studiate alle medie
Prima di introdurre la nostra riforma, iniziamo facendo una breve panoramica su come funziona grosso modo negli altri Paesi europei simili a noi.
Come è possibile vedere dal report di Eurydice Italia (la rete europea di informazione sull’istruzione fondata dalla Commissione Europea) “Strutture dei Sistemi Educativi Europei” (fonte :http://eurydice.indire.it/wp-content/uploads/2017/02/Quaderno_34.pdf):
ASILI NIDO E SCUOLE DELL’INFANZIA (chiamasi anche Asilo o Scuola Materna)
In Europa i Paesi Europei si divino in 2 sistemi:
Quelli che hanno un unica scuola che parte a 0 anni e finisce a 6 anni. Unico percorso, unico edificio, 6 anni di fila. In alcuni Paesi si entra a 1 anno, in altri a 2, in altri si finisce a 5 anni invece che a 6, dipende da Paese a Paese. In certi Paesi sono pubblici e gratuiti, in altri sono sia pubblici che privati e richiedono comunque rette da pagare da parte dei genitori (oltre ad avere sempre comunque contributi pubblici dello Stato e/o delle Regioni/Province).
Quelli (come l’Italia) che dividono il percorso in 2: Da 0 a 3 anni si va in una scuola (Nido), dai 3 ai 6 anni si va in un’altra scuola che non centra nulla col nido, in un altro edificio con diverse Maestre e si fa altro (Scuola Materna/Asilo/Infanzia), per comodità chiamiamoli: NIDO e ASILO.
Dipende da Paese a Paese, per esempio in Francia sono tutti gratis tutti gli Asili (dai 3 ai 6 anni), in altri si paga una retta.
Noi siamo favorevoli a mantenere (come già in metà Paesi Europei), separati i neonati (dai 0 a 3 anni), con i più grandicelli (dai 3 ai 6 anni). Siamo favorevoli e anzi incentiveremo la creazione di asili nido (leggi Programma Welfare e Famiglia). Mentre gli asili dai 3 ai 6 anni già funzionano bene, hanno i propri programmi strutturati, seguono il metodo francese della suddivisione in 3 classi (piccoli, medi e grandi). L’unica modifica che vogliamo modificare è il tipo di programma da seguire all’asilo (scuole materne).
PRIMA RIFORMA PER ASILI (SCUOLE MATERNE)
Farlo diventare più “inglese” ovvero, creare anche in Italia un ciclo di 6 aree da sviluppare: sviluppo personale, sociale ed emozionale; comunicazione, linguaggio e alfabetizzazione; problem solving, ragionamento e alfabetizzazione numerica; conoscenza e comprensione del mondo; sviluppo fisico e creativo.
In parte questo sistema in certe scuole paritarie e private viene in tutto o in parte già seguito, noi vogliamo standardizzarlo in modo che in tutti gli asili d’Italia (specie in quelli pubblici), si sviluppi un ciclo di programmi del genere, dove i bimbi inizino a ragionare, comprendere il mondo giocando e divertendosi.
APPLICARE IL SISTEMA MONTESSORIANO ALLE MATERNE (ASILO)
Siamo anche favorevoli a far applicare a tutti gli asili il METODO MONTESSORI. In Germania ci sono oltre 1000 scuola montessoriane, così anche in UK e in molti altri Paesi (in USA anche di più). In Italia, patria dell’inventrice Dottoressa Montessori ne abbiamo meno di 200.
E’ giusto che i bambini imparino ad avere confidenza di sè stessi, di diventare più autonomi fin da piccoli, di provare a pensare e ragionare da soli, che non seguano regole preimpostate tradizionali.
Svilupperemo questo progetto assieme ad esperti educatori e specialisti ed investiremo le risorse necessarie, vogliamo che i bambini dai 3 ai 6 anni inizino a intraprendere la propria vita comunitaria in un modo più elastico e più pragmatico.
DALLE ELEMENTARI (Scuole dell’Infanzia) IN POI LE COSE CAMBIERANNO
E’ da qui che vogliamo sviluppare un nuovo tipo di sviluppo scolastico, cercando ispirazione trai migliori al mondo. Ovvio, vogliamo tenere quello che c’è già di buono (specie alle elementari) e rivoluzione invece quello che è vecchio, superato, non efficiente e non utile a formare bene i giovani.
Ricordiamo che noi vogliamo giovani che non siano automi soldatini che imparano nozioni a memoria e vengono penalizzati se non seguono la stessa strada di tutti gli altri, ma vogliamo invece gente capace di pensare, capire ed interpretare ed interagire con il mondo, essere in grado di pensare, capire, comprendere, arrangiarsi, capire ed apprezzare le diversità, diventare più razionale e più autonoma e che sviluppi le proprie capacità in cui si sente più portata, in modo da imparare meglio, di più, essere meno stressata, piu’ felice, con uno spiccato spirito di “think lateral” e più intraprendenti.
Partiamo con una sintesi di come si divide il mondo/l’Europa riguardo a sistemi scolastici, e quali sono quelli considerati migliori al mondo/in Europa. Ci sono varie classifiche al mondo, ma i “classificati” sono più o meno sempre quelli. Ovviamente comprendono sia parametri soggettivi (metodologie, come si prepara i bambini a diventare adulti competenti, preparati ma anche in grado di affrontare il mondo e il lavoro), sia parametro oggettivi (quelli che nei test internazionali hanno gli studenti che prendono voti migliori su test di matematica, di lettura, di scrittura, di problem solving, collaborazione, uso di tecnologie, ecc.) e anche quanto un Paese spende in istruzione, ecc.
Per valutare e confrontare la qualità dei sistemi di istruzione, gli specialisti hanno sviluppato una serie di parametri, tra cui i più famosi sono PISA, TIMSS e PIRLS. L’ente classificatore più rinomato è l’inglese “The Economist Intelligence Unit”, ma c’è anche l’OCSE.
La Classifica più recente ha analizzato 40 Paesi, e la nostra Italia si trova al 25° posto. Nello specifico la classifica è questa:
1. Corea del Sud 2. Giappone 3. Singapore 4. Hong Kong 5. Finlandia 6. Regno Unito 7. Canada 8. Paesi Bassi 9. Irlanda 10. Polonia 11. Danimarca 12. Germania 13. Russia 14. Stati Uniti 15. Australia 16. Nuova Zelanda 17. Israele 18.Belgio 19. Repubblica Ceca 20. Svizzera 21. Norvegia 22. Ungheria 23. Francia 24. Svezia 25. Italia
Tralasciando i primi 4 Paesi, Asiatici, con una mentalità e tradizione molto diversa dalla nostra, troviamo poi 3 Paesi Europei: FINLANDIA, REGNO UNITO, PAESI BASSI e poi molti altri prima di noi.
Come sottolinea un articolo dell’Haffington Post (https://www.huffingtonpost.it/2014/05/09/scuola-classifica-mondiale-italia-25-posto_n_5293633.html), oltre al punteggio generale dell’Italia, ci sono ulteriori punti da prendere in considerazione:
I punti deboli dell’Italia. Il tallone d’Achille della scuola italiana è l’idea che si ha del ruolo dell’insegnante, una professione spesso vista come ripiego. Roberto Gulli, presidente di Pearson italiana (casa editrice multinazionale sui libri per l’istruzione), spiega al Corriere della Sera: “Quando il ruolo dei professori è riconosciuto, la scuola funziona meglio. Non si tratta solo della retribuzione: per avere buoni insegnanti bisogna offrire una formazione continua. Fare il professore deve essere un privilegio per chi si laurea, non meno prestigioso di altre professioni come l’avvocato e l’ingegnere“. Ma anche l’investimento sul sistema scolastico non può mancare. “Investire sull’istruzione vuol dire aumentare il Pil – afferma Roberto Gulli – l’educazione non è solo un diritto acquisito ma un bene da far crescere”.
Quindi questo dimostra che una RIFORMA DELLA SCUOLA PASSA ANCHE DA UNA NUOVA CONCEZIONE DEGLI INSEGNANTI.
Nella maggioranza dei Paesi europei, l’equivalente delle nostre SCUOLE MEDIE (di 3 anni) non esiste. O sono “fuse” assieme alle elementari, o sono “fuse” assieme con le SCUOLE SUPERIORI.
Quindi quasi tutti i Paesi Europei non riconoscono un’esigenza di staccare quell’età che va dagli 11 ai 14 anni, in un percorso a sè stante, autonomo. Perfino in Italia molti ci chiediamo da anni quale sia il senso di quel periodo caotico di transizione (nè carne nè pesce) che chiamiamo SCUOLE MEDIE (spesso più un doppione di elementari e superiori che altro di più specializzante).
NOSTRA RIFORMA: CANCELLEREMO LE SCUOLE MEDIE E LE FAREMO ASSORBIRE IN UN PERCORSO UNICO CON LE ELEMENTARI
Ci sono Paesi, pochi, principalmente quelli nordici che raggruppano in un unico istituto, unico edificio, unica esperienza, un periodo anche di 10 anni (cioè tipo fare sempre assieme, fuse, elementari+medie+parte delle superiori), e poi lasciare 2 o 3 anni finali (fino a 18 o 19 anni), la possibilità di scegliere scuole professionalizzanti (licei, istituti tecnici, istituti professionali).
Il resto d’Europa (la maggioranza), separa i vari livelli di apprendimento, con percorsi, istituti, edifici, livelli, staccati l’uno dall’altro.
Ovviamente non è tanto la durata e suddivisione degli anni a fare “la qualità” dell’istruzione ma le metodologie, i percorsi e i tipi di didattica.
La cosa migliore sarebbe quella di far scegliere il tipo di scuola per cui si è portati, direttamente al bambino, una volta che ha terminato le elementari. In Germania, terminate le elementari (che durano un anno in meno che da noi), gli insegnanti consigliano i genitori del bambino dove iscrivere il figlio dopo le “elementari”. A seconda del tipo di attitudine del bambino e a cosa è più portato, lo si iscriverà o in un liceo (più teorico, dove si studia sui libri, ecc. e si vuole magari poi andare all’università), oppure in una scuola equivalente al nostro istituto professionale, oppure in una scuola equivalente al nostro istituto tecnico. Poi c’è invece una scuola per “gli indecisi” che mescola un liceo con un istituto professionale. Quindi ce n’è per tutti i gusti.
E’ da molti ritenuto un ottimo compromesso di proseguo educazionale questo tedesco, ma allo stesso tempo molto rigido. Come si fa a sapere se un bambino/a, il proprio figlio/a a 10 anni preferisce ed è più portato per una cosa o per un’altra? Guardando solo da come si comporta e che voti prende alle elementari?
Noi vogliamo creare un sistema misto, dove dopo i canonici anni di “elementari” che ti insegnano le basi dell’educazione, scrivere, leggere, la storia, la geografia, ecc, ogni studente possa avere un PERIODO DI TRANSIZIONE DI 2 ANNI dove fare un misto mare, per avere un assaggio, di quelle che sono materie appartenenti all’ambito delle successive scuole: LICEO, ISTITUTO TECNICO e ISTITUTO PROFESSIONALE.
Siamo aperti a consigli ed elaborazioni da parte vostra, e avremo modo di approfondire meglio questo aspetto con i nostri futuri COMITATI SCIENTIFICI esperti in educazione ed istruzione.
Ma, a grandi linee, senza entrare troppo nello specifico, la nostra idea sarebbe quella di:
AUMENTARE GLI ANNI DELLE ELEMENTARI DAGLI ATTUALI 5 A 7 ANNI.
La scuola si chiamerà nel totale, come adesso, SCUOLA PRIMARIA, ma gli ultimi 2 anni, interne alla stessa scuola, si chiameranno ANNI DI SELEZIONE (ANNO DI SELEZIONE 1 e ANNO DI SELEZIONE 2), (poi volgarmente tra la gente verranno sicuramente chiamati simpaticamente “il sesto e il settimo anno di elementari”).
COSA ACCADE NEGLI “ANNI DI SELEZIONE”?
Già oggi, tolti i primi 2 anni di elementari dove si capisce più o meno di stare al mondo, si impara a leggere e scrivere e le materie sono ridotte al minimo essenziale, gli studenti vengono messi a “imparare varie materie e studiare” il terzo, quarto e quinto anno. Se si parla con insegnanti e genitori, ma anche alunni, sono concordi sul fatto che in 3 anni NON si riesce a fare bene né concludere gli argomenti di varie materie. Per esempio storia si salta parecchio e si arriva solo fino al medioevo, geografia si fanno solo le regioni d’Italia, ecc. è stato molto ridimensionato.
Alle medie, poi o riprendono da dove si è lasciato alle elementari (quindi non è altro che una continuazione), oppure (vecchio sistema) si ricomincia da capo a fare le stesse cose già fatte alle elementari, aggiungendo giusto qualche materia in più (come musica e disegno tecnico), ma allora che senso ha?
Senza contare poi che a livello “psicologico e comportamentale” i ragazzini di prima media sono quasi come quelli dell’anno prima (cioè di quinta elementare), ma alle medie vengono mescolati con quelli che hanno anche due anni di più (a 11 anni si ha a che fare con ragazzi di 13/14 anni a ricreazione e in tempi comuni, età dove cominciano a pensare ed agire in modi diversi, ad essere un pò più maturi, con tutto quello che ne consegue come bullismo eventuale, ecc.).
Quindi al primo e secondo anno di selezione:
Da una parte si prosegue con certe materie (si da continuità) a STORIA, GEOGRAFIA, ARTE, LINGUE STRANIERE, INFORMATICA, e altro. Gli insegnanti possono essere gli stessi per le materie continuative, oppure cambiare per le materie aggiuntive, dipende. In questo modo si riesce a fare fin dalla terza elementare, programmi strutturati sui quali puoi contare di completarli in 5 anni e non 3 come adesso (es. in storia in terza parti con la preistoria e settima (secondo anno di selezione) termini con i tempi moderni).
Ovvio, italiano verrà strutturato come alle medie, anche arte, musica, scienze delle terra, ecc.
Ci saranno poi materie nuove e alcune verteranno su FONDAMENTI, INFARINATURE GENERALI, ASSAGGI di materie basilari per gli ISTITUTI PROFESSIONALI, altri invece su materie di ISTITUTI TECNICI (disegno tecnico, ma anche utilizzo di strumentazioni).
Ovviamente si inizierà anche educazione sessuale e tutto il resto.
Ci saranno professori/professoresse attualmente delle medie, e attualmente delle superiori (per istituti tecnici, professionali) per insegnare determinate materie.
I ragazzi seguiranno ogni materia, ogni corso e costruiranno un loro identikit, dove oltre ai normali voti, alle solite pagelle, a fine di ogni anno diranno quale materia gli piace di più quale di meno, in modo che si rendano contro che ambiente gli ispira di più.
Il liceo è una prosecuzione delle materie umanistiche/linguistiche delle elementari, mentre altre materie sono prettamente tecniche e altre professionalizzanti. Non saranno corsi interi veri e propri, nè soltanto una parte di essi, sarà una sorta di CORSO INTENSIVO che mostra la panoramica molto generale, molto blanda, ma di tutto quello che viene trattato alle superiori (tecniche, professionali, liceali).
IMPORTANTE: Il percorso, le lezioni, la pagella, sarà divisa in 3 AREE: LICEALE, TECNICA, PROFESSIONALE.
Se un ragazzino è portato per le materie LICEALI e basta, ma è negato per le materie PROFESSIONALI e TECNICHE e per quelle prende tutte insufficienze, NON VERRA’ BOCCIATO. Si viene bocciati soltanto se si hanno più di 3 insufficienze. Il 50% delle materie sarà umanistico (LICEALE) 25% PROFESSIONALE e 25% TECNICO. Se uno ha tutti voti positivi in un AREA ma ha più di 3 insufficienze ma sparse nelle altre 2 aree o soltanto in una delle 3 aree NON VERRA’ BOCCIATO. Non bisogna colpevolizzare un ragazzo perché non ama, non è portato per un’area. Quei 2 anni di fritto misto servono per fargli capire su che cosa è più propenso ed ispirato. Quindi sarà difficile venire bocciati (anche per le nuove tipologie, metodologie di insegnamenti che creeremo, con docenti preparati). Ovvio che se ha 4 insufficienze e in tutte le tre aree, vuol dire che qualcosa non va ed è meglio si applichi/impegni di più e si faccia di nuovo quell’anno (non si potrà venir bocciati più di una volta).
Il ragazzo deve riuscire a capire cosa gli piace. Le materie UMANISTICHE saranno uguali per tutti e daranno l’impostazione base a ogni studente.
Una volta alle superiori, CI SI SPECIFICHERA’ SOLTANTO IN QUEL SETTORE.
Quindi il nostro scopo è che ci sia una SCUOLA PRIMARIA che insegni tutte le materie base con programmi completi. Gli ultimi 2 anni saranno di COMPLETAMENTO DELLE MATERIE UMANISTICHE, ed INTRODUTTIVE PER QUELLE PROFESSIONALI E TECNICHE.
Poi, il bambino a 13 anni (contro gli attuali 14) SCEGLIERA’ LA SCUOLA SUPERIORE CHE PREFERISCE (o LICEO o ISTITUTO TECNICO o ISTITUTO PROFESISONALE).
Se frequenterà il liceo farà solo materie umanistiche, linguistiche, ecc (grosso modo come adesso), se fa il tecnico, quasi solo materie tecniche, se il professionale, quasi solo materie professionali.
NON si possono continuare ad obbligare i ragazzini che non sono bravi in storia e in materie umanistiche, a portarsi avanti anche alle superiori materie umanistiche. Storia, geografia, arte, ecc. si farà solo al LICEO.
Le uniche materie comuni saranno ITALIANO, INGLESE, SECONDA LINGUA, INFORMATICA/TECNOLOGIA, EDUCAZIONE SESSUALE, EDUCAZIONE CIVICA/CULTURALE, RAGIONAMENTO (lettura e sviluppo mentale e senso critico).
Il fine è:
Ovvio, come spiegheremo nei prossimi capitoli, le SUPERIORI (TECNICHE E PROFESSIONALI) saranno ben diverse di quelle attuali saranno molto pratiche dove il 50% lo si fa come stage in varie aziende, e il rimanente 50%, metà viene usato per cose “teoriche” che servono alle imprese, metà per le materie comuni (italiano, inglese, ecc.).
Poi se qualcuno pensa che i 2 ANNI DI SELEZIONE si debbano distaccare dalle elementari e lasciarle a sè (come attuali medie ma riformate), se ne potrà discutere.
Le superiori poi (SCUOLE SECONDARIE) dureranno sempre e solo 5 anni (ma con un anno in meno di ex medie ci si diplomerà a 18 anni).
RIFORMA SU COME SI FA SCUOLA
Oltre a quanto già citato nei capitoli precedenti dove spieghiamo che introdurremo lezioni per:
Vogliamo sviluppare anche altri due concetti:
1. Il METODO DISPLIPLINARE DI INSEGNAMENTO
2. La MERITOCRAZIA E LA PREPARAZIONE TRA GLI INSEGNANTI
3. NUOVE MATERIE PIU’ PRATICHE
Vorremo prendere spunti da alcuni Paesi considerati migliori, nello specifico:
(Fonte:https://www.cinquecosebelle.it/cinque-tra-i-migliori-sistemi-scolastici-in-europa/)
FINLANDIA:
Insegnanti preparati e pochi compiti – Già da qualche anno, i riflettori si sono puntati sulla Finlandia. Gli ottimi risultati raggiunti nei test OCSE-PISA ma anche l’Education Index pubblicato dall’ONU la pongono infatti ai vertici, per sistema educativo, non solo in Europa ma in tutto il mondo.
ESTONIA
PAESI BASSI
Alle superiori molta libertà è lasciata agli studenti nell’elaborare il proprio piano di studi, soprattutto nei tre anni finali. Sono obbligatorie, ad esempio, le lingue olandese e inglese (oltre, nel VWO, a una seconda lingua straniera, allo studio delle arti, alle scienze sociali e all’educazione civica).A queste si aggiungono delle materie specifiche legate all’indirizzo che si vuole scegliere e poi una discreta quantità di materie opzionali, dalla filosofia all’economia, da ulteriori lingue straniere (tra cui perfino l’arabo e l’ebraico) all’informatica. i perfino l’arabo e l’ebraico) all’informatica. Particolarmente rilevante, almeno rispetto agli standard piuttosto bassi a cui siamo abituati noi, è anche l’educazione sessuale, che viene impartita ai ragazzi già dalla primaria e che negli anni ha portato l’Olanda ad avere un tasso di ragazze madri tra i più bassi del mondo
NON ULTIMO: nelle secondarie serve dare spazio alle scelte individuali con una serie di attività opzionali (fotografia, recitazione, teatro, informatica, web design, attività sportive, musica, eccetera), per invogliare e impegnare i giovani a passare a scuola più tempo, sottraendoli alle sirene di un tempo vuoto che li può attendere fuori dalla scuola. Per esempio se la scuola ha spazi, lasciare gli studenti liberi di usare gratuitamente tali spazi extra come sala prove di musica, o per fare le prove per la band, o per dipingere, o per fare lavori creativi di qualunque tipo.
Per quanto riguarda una parte della nostra riforma, ovvero quella delle scuole PROFESSIONALI e TECNICHE, verranno strutturate in egual modo in tutta Italia, secondo linee guida del Ministero Nazionale, mentre verrà lasciata alle Regioni autonomia di far interagire le scuole con il tessuto produttivo, commerciale e artigianale della propria zona, in modo che ogni scuola prepari gli studenti per lavori specifici inerenti a lavori pratici di cui hanno bisogno le aziende di quella zona
SCUOLE CHE PREPARANO AL LAVORO PRATICO UTILE ALLE AZIENDE DEL TERRITORIO “SCUOLE PROFESSIONALIZZANTI”
Le scuole superiori (SCUOLE SECONDARIE) come abbiamo detto si divideranno in 3 AREE:
LICEI – Tratteranno materie umanistiche, linguistico-letterarie-artistiche-scientifiche e prepareranno per le università. Come adesso ci saranno licei specializzati in varie discipline (scientifico, tecnico, artistico, linguistico, classico, ecc.)
ISTITUTI PROFESSIONALI E ISTITUTI TECNICI che saranno chiamati SCUOLE PROFESSIONALIZZANTI – E parleremo adesso solo su queste nello specifico. Ovviamente ciò non toglie ad uno studente che si diploma in una di queste cose, la possibilità di andare all’università, ci potrà tranquillamente andare se vorrà.
Oggi in Italia ci troviamo un paradosso, siamo il Paese con uno dei più alti tassi di disoccupazione, specie giovanile (che arriva al 31% nell’estate 2020 dati ISTAT), ma allo stesso tempo ci sono MIGLIAIA di posti di lavoro vacanti, in molte aziende italiane, che cercano lavoratori qualificati!
I problemi sono 2:
– LA DOMANDA E L’OFFERTA FANNO FATICA AD INCONTRARSI (per questo abbiamo trovato una soluzione, leggetela nel nostro Programma LAVORO)
– I GIOVANI CHE NON VOGLIONO PROSEGUIRE CON L’UNIVERSITA’, NON VENGONO PREPARATI SU COME FARE I LAVORI CHE SERVONO ALLE IMPRESE
Quindi noi di Riforma e Progresso una volta al Governo dell’Italia, dentro la Riforma della Scuola che vi stiamo sottoponendo, inseriremo anche questa relativa alla “Ricostruzione delle Scuole Professionalizzanti”.
Non vogliamo annoiarvi qui con i dettagli, anche perché molto cose devono venire decise assieme ai nostri esperti di educazione, professionisti, e fare con il tempo anche tavoli di confronto con gli imprenditori e le associazioni di categoria e anche con le Regioni, per condividere i vari punti di vista e desiderata, in modo da costruire un piano strutturato comune.
Per riassumervi, l’idea generale è questa:
Tutti gli attuali istituti tecnici e professionali, statali e regionali, cambieranno completamente assetto, tanto che non ci sarà più bisogno di parlare di “alternanza scuola-lavoro”, perché saranno le scuole stesse ad essere al 100% strutturate per il lavoro!
Gli studenti passeranno il 40% del loro tempo, presso AZIENDE DEL TERRITORIO. Il restante 60% lo passano in classe ma per studiare materie UTILI alle imprese (sia teoriche che pratiche), e una ultima piccola percentuale rimanente servirà per fare le materie comuni a tutte le scuole (italiano, inglese, seconda lingua, educazione sessuale, ragionamento e lettura).
SARANNO LE AZIENDE DEL TERRITORIO, DI OGNI REGIONE, DI OGNI PROVINCIA A DIRCI (al Governo e alle Regioni di appartenenza), DI COSA HANNO BISOGNO.
Le scuole saranno settate per insegnare SPECIFICI, PARTICOLARI lavori occupazionali, specificità e capacità professionali utili a un determinato tipo di settore, e solo a quello!
Facciamo qualche esempio, in Veneto e Lombardia ci sono molte aziende metalmeccaniche, che seppur diversificate, hanno bisogno di figure professionali (sia impiegati che operai specializzati), che siano in grado di fare e capire certi lavori, fare certe lavorazioni, utilizzare certi macchinari, ecc.).
Ogni provincia, dove ci sarà un tot numero di aziende metalmeccaniche presenti e che parteciperanno al progetto, avrà un’istituto tecnico specializzato per la METALMECCANICA e LAVORAZIONE DEI METALLI.
Ovvio, se nella zona ci sono anche aziende di altre categorie, ma che hanno bisogno comunque di lavoratori preparati in certi settore del metalmeccanico, potranno partecipare anche loro.
Facciamo finta che poi, nella stessa provincia ci siano anche varie aziende che lavorano nel TESSILE, o nel FOOD, o nella CHIMICA, a seconda della quantità di aziende e del tipo di richieste dalle aziende, o si creeranno scuole specializzate solo in una settore (es. Chimico, tessile, ecc.) OPPURE in determinato istituto sarà POLIFUNZIONALE e ogni studente potrà iscriversi al corso a cui è interessato di piu’!
Dalla falegnameria, al food, per esempio anche per viticoltori e cantine di vino, o di olio di oliva. Qualunque cosa!
Ogni gruppo di aziende dice di che figura ha bisogno, e poi la si insegna. Ovvio se una grossa azienda ha un bisogno solo suo e che non condivide con nessun’altro collega del settore, o si paga a parte un insegnante, un corso a parte lei nella scuola, oppure si organizzerà (assieme alla scuola) per un tot numero di studenti, a fare stage interni alla propria azienda.
Gli insegnanti saranno persone che arrivano da quel settore: imprenditori stessi, ex imprenditori o ex lavoratori in quel settore, oppure professionisti in quel settore. Saranno le aziende a partecipare, decidere chi cosa e come. Potrebbero fare anche una “colletta partecipativa” e mandare a turno propri dipendenti ad insegnare un determinato lavoro.
Poi ogni azienda si coordinerà con la scuola in modo da garantire sempre, per tutto l’anno, un tot numero di posti per gli stage, dove indicherà un referente aziendale per gli stage, ecc. Gli stage saranno gratuiti per l’azienda, al massimo dovrà fornire se necessario un pasto mensa o rimborso spese di trasporto.
Stessa identica cosa per gli istituti PROFESSIONALI, saranno tarati a seconda delle esigenze delle aziende, e non solo aziende commerciali e di servizi, ma anche delle aziende industriali, produttrici. Tutti hanno bisogno, per esempio, di figure AMMINISTRATIVE, COMMERCIALI, ADDETTI AGLI ACQUISTI E PROCUREMENT, IMPIEGATI DI SEGRETERIA, BACK OFFICE/FRONT OFFICE, RISORSE UMANE HR, ecc.
Anche quindi, ci saranno corsi uguali per tutti gli studenti, tenuti da professionisti delle vendite, degli acquisti, sull’amministrazione e burocrazia da fare in ogni azienda.
Poi ogni azienda anche qui, ci mette del suo, o imprenditori o dipendenti proprio, o mette un contributo economico per pagare alla scuola professionisti, o per organizzare eventi, convention, fiere (per insegnare come organizzare e gestire una fiera per esempio).
Ove possibile, le imprese doneranno gratuitamente alle scuole, o cederanno, o compreranno alcuni materiali, macchinari (fattibili da installare e gestire in un’aula/laboratorio), dove gli studenti possano fare pratica. Potranno donare materiali in eccesso, o usati, per fare pratica (es. stoffa per fare vestiti, metalli da lavorare), in modo che invece di venire buttati ed essere un costo, vengano usati dagli studenti per fare pratica.
Tutto questo sarà fatto per ogni settore utile. Ad esempio, in Calabria magari non hanno bisogno di esperti metalmeccanici, ma esperti in pesca, agricoltura, food, commercio e hospitality, ristorazione.
Nella ristorazione ad esempio, ci sono già alcune scuole sparse per l’Italia, create da qualche buon’anima in qualche Regione, che sfornano professionisti CAMERIERI, CUOCHI, BAR TENDER, SOMMELIER.
In toscana hanno creato una scuola specializzata in tessuti e pelletteria che collabora con le aziende del territorio, e tutti gli studenti vengono tranquillamenti assunti appena si diplomano.
Quindi quei pochi casi isolati che sono presenti in Italia in qualche Regione, han dimostrato che il sistema funziona. Basta renderlo strutturato, capillare e di massa! Questo sicuramente aiuterà le nostre imprese, l’economia, il lavoro e ridurrà la disoccupazione.
INSEGNAMENTO DELLA BUONA EDUCAZIONE, DEL RISPETTO E DELLA COLLABORAZIONE
Sembrerà banale ma i giovani d’oggi sono sempre più maleducati e sfacciati. Ci sono sicuramente insegnanti volenterosi che cercano di fare il possibile a scuola, ma dovrebbero essere i genitori a pensarci.
Visto che spesso non è così, creeremo un metodo di condotta che insegneremo agli insegnanti, in modo che gli insegnanti insegnino ed esigano la buona educazione e il rispetto (senza essere troppo severi per forza ovviamente). Se lo si insegna a bimbi fin da piccoli, anche tramite il gioco, lo impareranno per sempre.
Ma non solo la buona educazione, lo stare composti, mettersi in fila, ecc.
Anche fare la RACCOLTA DIFFERENZIATA seriamente, in ogni singola aula, con ogni singolo scarto, non gettare gomme e carte per terra, ecc.
Vogliamo poi introdurre il sistema giapponese: Ogni giorno, tutti i bambini (dividendosi i compiti a turni) dalla prima elementare fino all’ultimo anno delle superiori, DOVRANNO PULIRE, ORDINARE, RIASSETTARE AULE E BAGNI nell’edificio scolastico.
OVVIO, saranno seguiti e supervisionati ed aiutati da BIDELLI, INSEGNANTI OSS, e qualunque adulto presente a scuola, si farà MEZZ’ORA AL GIORNO a fine giornata ogni giorno. Puliranno anche i banchi, spazzeranno per terra, laveranno per terra. Gli saranno forniti strofinacci, sapone, scope della loro altezza. Non si useranno detersivi pericolosi (quelli rimangono se a bisogno, uso dei soli bidelli). Preparare, apparecchiare e pulire per la mensa.
L’importante è fargli capire un pò di disciplina, lavoro di squadra, e che è meglio che non sporchino o facciano troppo casino per nulla in giro, tanto poi altrimenti saranno loro a doversi prendere la briga di pulire e riassettare.
RIFORMARE RIABILITARE GLI INSEGNANTI – SONO LORO A FARE LA DIFFERENZA
Lo sappiamo tutti, nel corso di 50 anni, nella scuola pubblica sono stati assunte sia persone preparate sia cani e porci come insegnanti. Spesso si è assunta gente a caso solo per motivi politici (per dar un lavoro alla gente).
Al tempo stesso si è assunta gente solo perché annoiata a fare la casalinga, oppure si è assunta gente per il semplice fatto che ha una laurea ma senza pretendere o darle una formazione che insegnasse alla gente ad INSEGNARE, a GESTIRE I BIMBI.
Negli ultimi anni qualcosa si è fatto per le nuove generazioni di insegnanti, per insegnare all’asilo e alle materne servono lauree particolari, fare stage (anche se comunque non viene insegnato un metodo, non si applicano didattiche innovative), tutto viene lasciato alla “voglia e buona volontà” di ogni singolo individuo.
Poi però non si è inserito mai nessun controllo sull’attività delle insegnanti né gratifiche né tanto meno “sanzioni”, rendendo sempre tutti uguali, a guadagnare sempre tutti usuali, qualunque cosa facessero o non facessero. Questo ha portato spesso alcuni bravi insegnanti volenterosi a gettare la spugna col (“ma chi me lo fa fare!”).
E’ inutile nascondersi dietro un dito, oggi abbiamo sia insegnanti capaci ingegnosi e volenterosi, sia insegnanti che “tirano avanti a campare” e con l’esperienza, in qualche modo, insegnano, sia insegnanti che nella vita dovrebbero fare tutt’altro piuttosto che insegnare. Ma alla fine chi ci rimette sono gli studenti stessi, che crescono ignoranti, svogliati, frustrati, stressati, o con un odio verso materie che se insegnatele bene invece adorerebbero, senza contare che come già detto, gli studenti italiani oggi sono trattati da automi e non imparano a ragionare, a valutare, usano poco istinto e creatività, non ultimo, purtroppo, molto spesso non ricevono nemmeno la giusta educazione civile dai genitori a casa.
Quindi gli insegnanti dovrebbero essere in grado di, entro i limiti del possibile, educare i bambini alla buona educazione, oltre che a insegnargli.
Tutto questo marasma e pressapochismo ha portato con gli anni 2 problemi fondamentali:
– Gli insegnanti attualmente in Italia vengono bistrattati e trattati con scarsa considerazione
– Vengono pagati poco (guadagnano in media quanto un operaio o impiegato), questo anche per il fatto che negli anni si è preferito assumere tutti, in massa, a casaccio, portando quindi a una dilatazione della spesa, in modo che non ci fossero più soldi per pagare di più gli insegnanti meritevoli (ma non essendoci un sistema di carriera qualitativo non c’è mai stato manco motivo di retribuire di più i meritevoli). L’insegnamento oggi in Italia è solo un grosso “Stipendificio”. Senza contare la mole di insegnanti tenuti precari a vita!
Quindi non lascatevi abbindolare oggi dalle notizie sensazionalistiche di alcuni giornali o politici che urlano che servono più insegnanti specie a causa del corona virus. Servono invece insegnanti più qualificati, preparati e serve razionalizzargli di più il lavoro, visto che purtroppo, molti insegnanti lavorano poche ore, fanno meno del dovuto e nessuno li controlla.
Ad esempio, è vero che un insegnante, tecnicamente, “lavora a scuola” quasi metà delle normali 40 ore lavorative di un lavoratore normale, è anche vero che rispetto ai colleghi europei lavorano qualche ora in meno, ma è anche vero che il tempo “non a scuola”, ovvero il resto della metà della giornata, dovrebbero usarlo per correggere i compiti, prepararsi le lezioni, ecc.
Il problema è che molti insegnanti non lo fanno, riciclano ogni mese, ogni anno le stesse identiche cose e non si aggiornano nè preparano le lezioni, alcuni fanno pure poche verifiche e non hanno molto da correggere.
Ci sono anche qui insegnanti meritevoli e altri meno, purtroppo in Italia viene fatta di tutta l’erba un fascio e nessuno controlla e sanziona oppure gratifica i comportamenti, questo è il problema!
Noi di Riforma e Progresso vogliamo INSEGNANTI DI QUALITA’, che siano preparati, che seguano metodi efficaci, vogliamo che possano fare carriera, guadagnare di più e che guadagnino già di base di più, ma vogliamo che lavorino bene e di più, tutti, che portino risultati tangibili!
Quindi in questo settore, la nostra riforma sarà sicuramente supportata dai più, ma anche contrastata da qualcuno (sia dagli insegnanti che sanno di non essere degni e non vogliono cambiare il loro attuale modo di lavorare come insegnante, sia dai loro sindacati). Ma siccome ne va del futuro dei nostri figli, è una piccola rivoluzione che va pur fatta!
Ovvio, non si può nemmeno pretendere di cambiare radicalmente tutto dall’oggi al domani, e rischiare di lasciare a casa migliaia di insegnanti “non idonei”, anche perché alla fin fine, non è colpa loro, è il sistema, la politica, che negli anni ha permesso di creare un sistema educativo del genere, e non è giusto che paghino adesso per colpe non proprio loro. Senza contare che oltre metà degli insegnanti ha più di 50 anni.
TRANSIZIONE MORBIDA
Anche qui, siamo aperti al dialogo, al confronto con le parti, e al supporto di specialisti, ma la nostra idea è:
– Mandare in prepensionamento il più alto numero possibile di insegnanti oltre i 55 anni. Anche perché molti di loro non vedono l’ora di andare in pensione, e gran parte di loro ha una mentalità e forma mentis che mal si concilia con le nuove esigenze educative, con le nuove tecniche, con l’uso della tecnologia. Chi ha dai 55 ai 59 anni potrà scegliere se andare in prepensionamento, mentre sarà obbligatorio per chi ne ha già compiuti 60.
– Tutti gli insegnanti verranno inseriti in dei percorsi, e saranno obbligati a frequentare nel doposcuola, corsi di formazione, aggiornamento, dove gli verrà insegnato cosa fare, come comportarsi, e che modalità di insegnamento adottare da oggi in poi, come insegnare, come dare i voti, cosa e come trattare i programmi. Gli verranno dati strumenti e insegnato ad usarli. Avranno dei tutor specializzati che li seguiranno e ai quali potranno chiedere aiuto e supporto quando vogliono. Ogni plesso scolastico avrà referenti per i corsi, tutor, che saranno divisi per zone territoriali. Verranno allestite aule per la formazione in ogni territorio (raggruppando insegnanti delle elementari tutte assieme, poi quelli delle medie, poi quelli delle superiori). Serve un’attenta e continua formazione, battente, incessante, sia per cambiare il senso di marcia sia perché come spiegato, introdurremo un nuovo sistema scolastico. Tutti gli insegnanti devono essere messi nella condizione di capire, di imparare, di farsi aiutare.
La formazione è fondamentale, richiederà tempo e risorse, sarà un lavoro mastodontico ma bisogna iniziare a farlo. Ogni settimana, ogni mese, per almeno 5 anni di fila, serve fare formazione continua. Si dovrà trattare tutto, di continuo, standardizzato per tutti, dando a tutti le stesse opportunità e strumenti.
PER I FUTURI INSEGNANTI
Per chi invece vorrà dal nulla diventare insegnante, dovrà, oltre alla già usuale laurea, fare un percorso di studi e stage di almeno 3 anni, in una scuola di specializzazione apposita che creeremo, e preparerà le persone a diventare bravi insegnanti delle nuove scuole PRIMARIE e SECONDARIE. Nei 3 anni faranno due anni in aula per studiare e imparare con i propri insegnanti, e 1 anno faranno stage dal vivo dove saranno messi in classi di scuole vere, e dovranno gestire per le proprie materie, una o più classi da soli (sotto la supervisione di TUTOR ESTERNI PROFESSIONISTI e non dei normali insegnanti di quel plesso). Durante quell’anno saranno pagati 1.000 euro netti al mese, si chiamerà ANNO DI TRAINING, saranno liberi di insegnare per davvero, solo che dovranno attenersi a determinate regole, programmi, e saranno spiati, controllati anche dal vivo, da professionisti che staranno in silenzio in aula (non sempre), e daranno valutazioni sul loro comportamento e attività. Saranno tenuti poi, durante le loro ore buche, andare nelle altre classi della scuola, sedersi ed ascoltare, guardare come insegnano gli altri insegnanti, e a volte interagire ed essere di supporto all’insegnante lì in quel momento.
Vogliamo importare in Italia, come detto, il sistema FINLANDESE, ESTONE e INGLESE nel modo di far lezione, di trattare i ragazzi.
Al termine dei 3 anni tutti gli aspiranti insegnanti (solo se avranno superato con un certo voto i vari test che si faranno durante i 3 anni di preparazione), VERRANNO TUTTI ASSUNTI SUBITO A TEMPO INDETERMINATO DI RUOLO PER SEMPRE.
Tutti gli insegnanti, attuali e futuri avranno l’obbligo di lavorare 8 ore al giorno.
Oltre al loro normale orario di lezione delle loro materie e classi (che verrà un pò aumentato comunque, per raggiungere la media oraria dei colleghi europei), dovranno poi PRESENZIARE OBBLIGATORIAMENTE ai vari corsi di formazione ed aggiornamento (che varranno come orari di lavoro), e avranno poi l’OBBLIGO di PRESENZIARE ALL’INTERNO della struttura scolastica, PER PREPARARE I COMPITI, PREPARARE LE LEZIONI, CORREGGERE I TEST, ecc.
Avranno un tesserino da timbrare, un badge come tutti i normali dipendenti. Avranno gli stessi diritti dei lavoratori comuni, di chiedere permessi, ferie, ecc. (cosa invece adesso abbastanza complicata da avere).
Faranno MENO VACANZE in quanto aumenteremo i giorni di scuola in estate di almeno 2 settimane (si finirà a fine Giugno/inizio Luglio e si riprenderà a fine Agosto). Verrà data più flessibilità ai genitori eventualmente di andare in ferie in certi periodi dell’anno anche durante la scuola.
Serve comunque passare qualche ora in più a scuola durante l’anno, visto che aumenteremo l’educazione (sessuale, culturale, pulizia degli ambienti ecc.).
Ovviamente verranno rivisti anche i programmi, le ore da fare per determinate materie, ecc.
Tutto questo, all’inizio, verrà fatto senza aumentare gli stipendi più di tanto, ma con il tempo, man mano negli anni andranno in pensione i più vecchi ed entreranno i nuovi di nuova formazione, aumenteremo lo stipendio a tutti gli insegnanti. L’obiettivo è portarlo in 5 anni ad un aumento del 50%
Per tutte le cose che abbiamo descritto servono personale, strumenti, edifici, materiali, e quindi servono in sostanza SOLDI!
Il nostro Governo metterà 3 miliardi di euro. Questi sono soldi diretti che metteremo a budget una volta eletti al Governo. Oltre a questi, si dovrebbe riuscire a risparmiare circa 1 miliardo grazie alle razionalizzazioni, il taglio di 1 anno di studio (fino ai 18 anni) ed altri efficientamenti che faremo. Senza contare che per le scuole professionalizzanti chiederemo un contributo volontario, una colletta, alle aziende del territorio in modo da supportare la formazione degli studenti.
Di sicuro però per rimettere a nuovo edifici, comprare strumenti per l’insegnamento e lo studio, per pagare il prepensionamento degli insegnanti pluri 50enni (TFR, future pensioni, ecc.) servirà qualche miliardo in più. Quei soldi in più li cercheremo ovunque, specie nei finanziamenti europei. Se alla fine però non si trovassero o fossero insufficienti, ricorreremo a prenderli a presti aumentando quel poco che basta, il debito pubblico. Tale spesa è un investimento per il futuro, è una spesa costruttiva, quindi l’Unione Europea ce la permetterà tranquillamente, e senza contare che ristrutturare edifici, comprare materiali, ecc. sono spese una tantum da fare in un anno in un colpo solo e non una spesa corrente continua negli anni.
Serve fare tutto il possibile per assicurare una formazione e un’istruzione migliore ai giovani d’Italia!
INTRODUZIONE DELLA VALUTAZIONE DEGLI INSEGNANTI
Come spiegato, gli insegnanti saranno formati e preparati per un nuovo metodo di istruzione, ma poi come e chi controlla se effettivamente seguono il loro operato? se si comportano correttamente? e chi valuta se raggiungono obiettivi che fanno crescere la loro professionalità e aumentano l’offerta formativa per i loro studenti?
Noi introdurremo un sistema di VALUTAZIONE DELL’INSEGNANTE, in tutti i livelli di scuole dell’obbligo (elementari, medie e superiori) e sarà così concepito: Verranno creati dei questionari standard dove si daranno voti da 0 a 5 su determinate domande, e si lascerà anche spazio ai commenti (sia positivi che negativi) e per consigli migliorativi. I questionari saranno compilati dalle seguenti categorie, 2 volte all’anno, durante l’ultimo mese di lezione di metà anno, e tali questionari saranno ANONIMI:
– GLI STUDENTI
– I GENITORI DEGLI STUDENTI
– IL DIRIGENTE SCOLATISCO (PRESIDE)
– TUTTI GLI INSEGNANTI (a parte colui su cui viene fatto il questionario)
– IL PERSONALE ATA
– DAI PROFESSIONISTI DEL PROVVEDITORATO (quelli che valutano gli aspiranti docenti nel loro anno di stage) ovviamente loro dovranno nel corso dell’anno fare comparsate in aula a sorpresa e guardare lezioni, parlare con i docenti per rendersi conto di come va l’anno scolastico
Il Preside poi provvede a mandare al PROVVEDITORATO tutti i fogli dei questionari (ove possibile, saranno dare ONLINE da un sito apposito, anche in formato di APP).
Il Provveditorato poi, nel suo sito ufficiale (mandandolo in via cartacea/mail anche al Preside della scuola stessa), pubblicherà i risultati per ogni insegnante, che saranno pubblici. Ci sarà la media dei voti da 0 a 5 su ogni domanda e ci sarà una sezione con i testi scritti da parte di chi ha voluto dare una qualche opinione.
I Presidi poi potranno scegliere come propri collaboratori soltanto quei docenti che hanno preso i punteggi più alti.
Al tempo stesso, se un docente vuole iscriversi al concorso per diventare Preside, deve aver avuto per almeno 3 anni consecutivi (precedenti alla domanda al concorso), una crescita continua della votazione.
Le domande del questionario verteranno su una serie di parametri, alcuni soggettivi (dalla personalità, serietà, ecc.) a criteri oggettivi che si basano sul suo lavoro, se lo rispetta, come lo insegna, le tempistiche, se spiega bene, se presta attenzione agli studenti, ecc. Come riesce a organizzare classi e studenti, progettare, come motiva i voti che da, se è collaborativo con studenti e colleghi, se è propositivo di idee su cosa fare per rendere l’educazione più interessante, arricchente e divertente.
I questionari saranno diversificati, per esempio il preside avrà domande più oggettive del tipo: l’insegnante è stato richiamato? quante volte e per quali motivi? è collaborativo? ha avuto problemi/diverbi con studenti e genitori? arriva in ritardo? presenta la documentazione entro i tempi prescritti? quante assenze fa? quanti giorni di malattia ha fatto? ecc..
Gli studenti invece avranno domande del tipo: dalla più banale quanto ti piace nel complesso l’insegnante? le lezioni ti interessano? come valuti il modo di spiegare dell’insegnante? ti da le giuste attenzioni? approfondisce a dovere i contenuti (0 poco 5 moltissimo), i lavori di gruppo ti piacciono? con quanta voglia vieni a scuola al mattino? Durante le verifiche orali se non sai qualcosa ti senti giudicato in modo negativo come persona? Al termine di una verifica orale ti vengono dati consigli su come migliorare? Prima delle verifiche scritte ti senti preparato? Le valutazioni di prove scritte e orali ti sembrano giuste? il tuo insegnante fa favoritismi? Pensi che le lezioni tengano conto del tuo modo di apprendere? I compiti per casa ti aiutano ad apprendere meglio? la quantità di compiti per caso ti sembra giusta? Le lezioni del professore ti sembrano organizzate?
E così via… per i genitori, per i colleghi, per il personale ATA ci saranno domande specifiche più per loro.
Quindi alla fine di tutto si avrà una media, una pagella anonima che mette assieme tutte le domande di tutte le categorie (una per una in lista).
Pubblicare le votazioni serve per rendere pubblico a tutti cosa pensano tutte le persone dell’ambiente scolastico di ogni singolo docente.
Questo darà modo al docente di capire eventuali sue carenze, lacune, e cercare di migliorarle, magari anche grazie al supporto dei colleghi e degli studenti stessi, ma soprattutto grazie a tutor professionali su cui potrà sempre fare affidamento, oltre che ai vari corsi di aggiornamento e formazione. Se servisse, dovrebbero le votazioni aiutare i docenti a fare autocritica.
Queste valutazioni verranno fatte 2 volte all’anno (alla fine di ogni semestre)
Finisce lì? NO
Se un insegnante migliora di continuo la propria valutazione annuale, per 3 anni consecutivi, riceverà un premio in denaro che sarà un premio una tantum per quell’anno, e la somma sarà pari ad una mensilità netta.
Se il docente invece peggiora per 3 anni di fila il Preside ha la possibilità di mandare via l’insegnante o licenziarlo (nel caso dei neoassunti) oppure concedergli un altro anno per aspettare la successiva annuale valutazione, in tal caso riceverà una decurtazione dello stipendio pari a una mensilità suddivisa per quote mensili (la paga a rate).
Se un docente, prende una media di valutazioni inferiore a 1 è licenziabile/allontanabile dall’istituto. Così come anche se l’80% di tutti i suoi alunni (sparsi magari in diverse classi) firma una petizione per cacciare l’insegnante e se tale petizione viene firmata anche dal 60% dei genitori di tali alunni, il Preside sarà obbligato ad allontanare o licenziare il docente (che sarà registrato nel sistema con una ben visibile nota di demerito).
ULTERIORE VALUTAZIONE TRAMITE LE VERIFICHE IN CLASSE
Sempre per la valutazione dei docenti, 3 volte all’anno ci saranno delle verifiche/test scritti per la propria materia di insegnamento (redatte dall’insegnate in questione e fatte fare come al solito ai propri studenti) ma corrette da un docente esterno, dove, se risultano esiti anomali (es. una classe che ha in media 8 e prende 4) è probabile che abbia qualcosa di grosso che non va. Potrebbe essere un modo rapido per individuare le reali competenze degli studenti in tali materie e quindi valutare cosa e come insegna tale insegnate.
CAMBIARE LA GOVERNANCE SCOLASTICA
Come delineato dall’associazione Treelle nel loro quaderno “IL CORAGGIO DI RIPENSARE LA SCUOLA” di Attilio Oliva e Antonino Petrolino (2019) (Fonte: http://www.treellle.org/files/lll/sintesi15.pdf):
Di fronte alla scolarità di massa, l’autonomia delle scuole è stata avviata in tutti paesi avanzati per personalizzare l’insegnamento (scelte curricolari e didattiche) e venire incontro ai bisogni formativi di una utenza nuova. L’autonomia senza una parallela riforma della governance che attribuisca il potere decisionale all’utenza e al territorio (in stretta collaborazione col preside) non ha alcuna speranza di successo.
Le proposte di TreeLLLe sono (e che noi attueremo nella nostra riforma):
a). che il Consiglio di Istituto, organo di indirizzo e controllo, esca dal paradosso visto che la maggioranza dei suoi 19 membri è composta da dipendenti, cioè da coloro che dovrebbero ricevere gli indirizzi ed essere controllati:
– riduzione dei componenti a non più di nove;
– maggioranza ai rappresentanti dell’utenza e presenza di almeno uno o più rappresentanti del territorio (enti locali, rilevanti stakeholder);
– stretti rapporti di collaborazione col dirigente, che partecipa ai lavori del consiglio ma senza diritto di voto e che ha competenza esclusiva in materia di gestione.
b). che il Collegio dei Docenti diventi un organo consultivo che operi solo per gruppi di lavoro, dipartimenti e consigli di classe, con competenze esclusivamente didattiche senza ricadute di natura gestionale che possano avere riflessi sulla retribuzione o sugli orari di lavoro dei suoi membri
c). è anche necessaria una rappresentanza istituzionale delle scuole autonome che oggi operano in condizione di isolamento rispetto ai loro interlocutori naturali: l’Amministrazione scolastica a livello provinciale e regionale e gli Enti locali.
Qualunque docente avesse un’idea migliorativa sul da farsi sull’organizzazione, o sulla didattica, ecc. deve spiegare la propria idea per iscritto e mandarla al Collegio dei Docenti che voterà per approvare tale decisione.
Se il consiglio non la approva (magari per arroganza o invidia), il docente potrà richiedere una sorta di REFERENDUM INTERNO, dove ogni studente e ogni suo genitore, ogni collega, tutti del personale ATA, il Preside e anche l’eventuale personale amministrativo presente, potranno votare. Non serve il quorum, se vince il SI l’idea dell’insegnante si farà, se vince il no, non si fa nulla.
Il Preside dovrà mandare al provveditorato comunicazione ogni volta che il Consiglio Docenti o Il Referendum Scolastico, approvano una richiesta (progetto, idea migliorativa, organizzativa ecc.) di un determinato insegnante.
Ogni anno il Provveditorato deciderà chi far crescere di carriera aumentando lo stipendio di un tot soldi mensili, scegliendo tra quegli insegnanti che si dimostrano propositivi e migliorativi.