Sicurezza

Sicurezza

SICUREZZA

Obiettivi

  • PREVENIRE E' MEGLIO CHE CURARE

  • AUMENTARE L'ORGANICO DELLE FORZE DELL'ORDINE

  • MIGLIORARE IL SISTEMA CARCERARIO ITALIANO

  • CONTROLLARE E BLOCCARE ESTREMISTI E TERRORISTI

  • PIANO STRUTTURALE PER CONTRASTARE E COMBATTERE LA MAFIA

Programma

INDICE - Clicca e ti porta subito al capitolo

PREVENIRE E' MEGLIO CHE CURARE

PREVENIRE E’ MEGLIO CHE CURARE

Al giorno d’oggi la sicurezza degli individui, della comunità e della nostra Nazione, sono diventati un punto estremamente importante. Pace e sicurezza ci permettono di progredire e svilupparci. In un mondo caotico, pieno di odio, terrorismo e minacce di vario tipo, è fondamentale che ognuno faccia la propria parte e che ci sia un sistema di protezione e sicurezza efficiente e consono a proteggere i cittadini, sia dal male quotidiano e ordinario, sia da minacce esterne e ben più gravi.

Serve mantenere l’equilibrio e le libertà sociali, proteggere la libertà, la Democrazia ma allo stesso tempo anche le vite dei cittadini e le loro proprietà. Nel limite della legge democratica di una Repubblica, serve mantenere l’ordine e il rispetto delle regole e della legge, in modo che non ci sia un “forte” che minaccia un “debole”.

Viviamo in uno Stato di diritto, quindi bisogna contrastare chi invece vuole far quello che vuole non curante della legge e della legalità. Il fuoco si deve combattere con il fuoco.

Al tempo stesso bisogna che chi sbaglia paghi, ma paghi veramente. Se una persona viene condannata colpevole e deve farsi per esempio 5 anni di prigione, si dovrà fare per forza 5 anni di prigione. Se le forze dell’ordine acciuffano un delinquente, lo portano in caserma e inizia il processo contro di lui e si dimostra colpevole, (specie se colto in flagrante), deve essere messo subito in prigione e scontarsi l’intera pena (e non come adesso dove, molto spesso, viene liberato quasi subito).

Serve mostrarsi severi nell’applicare la legge, chi sbaglia deve essere certo che pagherà, sempre e comunque fino all’ultimo! Questo modo sarà utile come deterrenza e le persone ci penseranno due volte prima di commettere delinquenza, se sapranno che, se scoperti, la pagheranno sicuramente. Oggi piccoli delinquenti delinquono perché sanno che se anche li beccano, molto probabilmente saranno scarcerati, o vivranno ai domiciliari, o in poco tempo possono tornare liberi.

Ci teniamo comunque a ribadire che, come si evince da tutti i nostri programmi, noi di Riforma e Progresso siamo fieri sostenitori del “PREVENIRE E’ MEGLIO CHE CURARE”. Tutti i nostri programmi di riforma servono per aumentare nel complesso il benessere di tutte le persone, aumentare la ricchezza, aumentare i posti di lavoro, aumentare la conoscenza, educazione e formazione delle persone, aumentare le opportunità di crescita sia sociali che lavorative. Daremo più ascolto alle varie associazioni di categoria, aumenteremo la partecipazione del pubblico nelle scelte politiche e nell’economia, implementeremo il volontariato, lo scambio di idee e la migliore informazione tra persone. Miglioreremo anche l’educazione nelle scuole, anche per quanto riguarda il conoscere le diverse culture, il rispetto dei diritti dell’uomo, informare i maschietti per prevenire la violenza sulle donne, informare sul mondo delle droghe, sulla sessualità, ecc.

Gestiremo meglio l’immigrazione, cambieremo e miglioreremo il sistema giudiziario, investiremo grandi somme in cultura, scienza e ricerca. Liberalizzeremo (regolamentando per bene), prostituzione e droghe leggere (cannabis) in modo da toglierle alla criminalità organizzata, daremo maggiore supporto alle persone/aziende che resisteranno contro il potere della mafia.

Ultimo ma non ultimo, con noi ci saranno meno disoccupati in giro, non ci saranno immigrati in giro a far niente tutto il giorno. Riassumendo, varrà molto meno la pena di delinquere.

Quindi, in sostanza, nel complesso, ci saranno meno persone costrette a delinquere, e quindi da combattere e sbattere in carcere. Molto spesso il sistema, la politica, i legislatori, non si pongono mai il problema di chiedersi “ma perché c’è gente che delinque?” in modo da valutare i casi e cercare soluzioni. In Italia si pensa sempre e solo a reprimere comportamenti sbagliati, senza mai curare la fonte di tali problemi.

AUMENTARE L'ORGANICO DELLE FORZE DELL'ORDINE

AUMENTARE L’ORGANICO
DELLE FORZE DELL’ORDINE

Iniziamo subito dalle cose basilari. Ad oggi, 2020, come si evince da un’articolo del Fattoquotidiano: “Mancano 10mila carabinieri e quelli che ci sono hanno un’età media alta”: l’audizione in Parlamento del comandante generale Nistri.

I dati diffusi dal generale, audito dalla commissione Difesa della Camera: “L’Arma conta oggi 109.677 militaria fronte di un organico previsto dalla legge di 119.782. Si tratta di una carenza di oltre 10mila unità, pari a circa al’8% della forza, che sul piano pratico equivale a ben 1.000 stazioni di media consistenza organica”. Il comandante generale ha specificato che sono in previsione le assunzioni da turnover, ma la forza effettiva dell’Arma sarà “verosimilmente” e “parzialmente ripianata” solo al 1° gennaio 2026.

Quindi fra 6 anni, non avremo ancora raggiunto l’organico richiesto dalla legge. Quindi, a meno che in questi anni, qualche politico ci pensi, saremo noi di Riforma e Progresso appena riusciremo a raggiungere il Governo, ad aumentare l’organico massimo richiesto per legge. Siccome in teoria in 6 anni si dovrebbe avvicinarsi all’organico, e siccome non si può sapere ad oggi quanti saranno quelli che mancheranno in futuro, non possiamo fare previsioni “con la sfera di cristallo”. Quando arriveremo al Governo vedremo come staranno le cose e valuteremo quindi quanti soldi serviranno, in modo da trovarli dal nostro bilancio statale. Se possibile, si potrebbe anche mandare in prepensionamento qualcuno ed aumentare i giovani in modo da abbassare l’età media degli agenti.

Alla stessa maniera, questa cosa la faremo per i vigili del fuoco, dove anche adesso, oltre ad essere sotto organico, l’età media è molto alta (e considerando il lavoro duro e faticoso che devono fare, si dovrebbe assumere più giovani). Quelli “anziani” dovrebbero essere messi in ufficio, a gestire chiamate, amministrazione ecc. mentre l’operatività pratica dovrebbe essere lasciata solo ai componenti più giovani.

CYBERSECURITY

CYBERSECURITY

I crimini di Cybersecurity sono la “delinquenza del 21esimo secolo”. I nostri dati sensibili, le nostre idee, i nostri soldi, vengono messi in pericolo per il semplice fatto di essere inseriti all’interno di un sistema informatico, dove ci possono essere persone senza scrupoli in grado di rubarli o usarli in modi ignobili.

La cyber security ha l’obiettivo di proteggere il cyberspazio dai cyberattacchi, garantendo la sicurezza dei sistemi informatici. Ogni azienda privata (es. banche) sta spendendo sempre più risorse, assumendo persone esperte in questo settore, per difendersi da attacchi hacker. Ogni Stato estero sta iniziando a fare massicci investimenti in questo settore, sviluppando un network di esperti nel settore di protezione informatica, delle vere e proprie task force. Abbiamo già trattato questo tema nel nostro programma Giustizia, una volta che saremo al Governo del Paese concentreremo e implementeremo le risorse della Sicurezza anche per questo settore, cercando di copiare i Paesi stranieri ritenuti i migliori nel campo (USA in primis).

Anche l’investimento nella ricerca (vedi Programma Ricerca), tra le altre cose, porterà ad una ricerca di metodi sempre migliori per migliorare la sicurezza informatica.

Vogliamo anche incentivare le imprese alla formazione interna del proprio personale, anche in piccole PMI, in modo che riescano in qualche modo ad avere una base per poter prevenire problemi di sicurezza informatica.

MIGLIORARE IL SISTEMA CARCERARIO ITALIANO

MIGLIORARE IL SISTEMA CARCERARIO ITALIANO

Abbiamo già parzialmente trattato questo argomento nel nostro Programma Giustizia. Riassumendo: se si butta in un buco pietoso per qualche tempo un qualunque delinquente, molto spesso, quando esce, poi torna di nuovo a delinquere. In Italia abbiamo ancora la concezione 800esca della prigione vecchio stampo: uno si comporta male, lo butti in una cella inumana per un po’ e sei a posto.

Questo sistema è controproducente visto che non rieduca i carcerati, senza contare che è un sistema degradante che, oltre ad andare contro i diritti umani (l’Italia ogni anno deve pagare milioni di euro in rimborsi per sentenze della Corte Europea per i Diritti dell’Uomo), spesso crea nei carcerati un sistema di rifiuto, di rivalsa e vendetta contro il sistema che li ha trattati troppo male in prigione, e quindi li legittima a continuare ad odiare il sistema e a comportarsi male, anche per ripicca.

Questo non significa dover trasformare le carceri in comodi hotel 5 stelle, certo che no, ma bisogna comunque iniziare a prendere in considerazione vari aspetti:

– Rendere le prigioni più vivibili e umane

– Trasformare le prigioni in un laboratorio di ricrescita e rivalorizzazione umana, dove si obblighi i carcerati a ISTRUIRSI, EDUCARSI, LAVORARE, FARE QUALCOSA DI CREATIVO, CULTURALE e in qualche modo, rendersi utili per sè e per gli altri.

– Far capire ai carcerati che hanno sbagliato, farli aiutare in massa da psicologi, sociologi, psicoterapeuti, ecc, per capire perché han fatto ciò che hanno fatto e fargli capire che con il loro gesto hanno fatto male ad altre persone o alla comunità.

Come sono messe ad oggi le carceri italiane?

Per fare una sintetica analisi iniziamo analizzando un articolo del Fattoquotidiano sul rapporto dell’Associazione Antigone: “Presentato il pre-rapporto dell’Osservatorio sulla condizione di detenzione negli istituti di pena in Italia, frutto di 30 visite in carcere effettuate in quattro mesi. Il tasso di detenzione dei non italiani “è diminuito di oltre 2 volte negli ultimi 10 anni”).

Numeri di nuovo in crescita: rischio sovraffollamento –“La situazione non è cambiata di molto da inizio anno e dall’ultimo report – spiega al Fattoquotidiano.it Alessio Scandurra, coordinatore dell’Osservatorio Antigone – La cosa da notare è che i numeri delle persone in carcere stanno crescendo di nuovo”. Si registra un più 2.000 detenuti nel corso dell’ultimo anno, che sono passati dai 56.289 del marzo 2017 ai 58.223 del marzo 2018, per arrivare ai 58.759 di oggi. “Abbiamo ancora nella memoria quello che è successo poco tempo fa con l’emergenza carceri quando in cella erano stipati oltre 68mila detenuti in situazioni disperate. Una condizione che ci è valsa la condanna della Corte europea dei diritti e la dichiarazione dello stato d’emergenza”.

In totale gli stranieri rappresentano il 33,8% della popolazione detenuta. Un numero che va letto anche alla luce della maggiore facilità al controllo su queste persone: “Se sei di colore, è molto più probabile che ti fermino anche solo per un controllo”, spiega Scandurra. A questo dato va aggiunto quello degli stranieri non europei: 13.490, ossia il 22,9% della popolazione detenuta. Nell’ambito di questo 22,9%, la presenza di detenuti con regolare permesso di soggiorno, seppur non stimata ufficialmente, è – secondo indagini a campione effettuate nei grandi istituti di pena – inferiore al 20%. “Se è più grande il numero di irregolari è perché per loro è più difficile integrarsi”, l’interpretazione dei dati fornita da Antigone (leggete alcune nostre soluzioni in merito nel Programma Immigrazione ed Integrazione).

Il nodo delle soluzioni alternative – No al carcere come unica pena: da sempre la soluzione per gli addetti del settore è la misura alternativa che diversifica il sistema sanzionatorio. Sono 28.621 i detenuti in misura alternativa (16.554 in affidamento in prova al servizio sociale, 11.159 in detenzione domiciliare, 908 in semilibertà). “Potrebbero essere 50mila se non si chiudesse la porta del carcere agli oltre 20mila che potrebbero averne diritto avendo pene residue basse”, chiarisce il report. In particolare, sono 7.499 le persone impiegate in lavori di pubblica utilità, principalmente per motivi legati alla violazione del codice della strada. Mentre sono 17.205 i permessi semestre del 2018. In media poco più di un permesso ogni tre detenuti. Ancora nel 2018, per troppi detenuti la pena si sconta tutta solo in carcere e i rapporti con l’esterno sono del tutto esigui. Un quadro che contribuisce a innalzare i tassi di recidiva. Oggi c’è la sensazione che le misure alternative siano “fantagalera, una non-pena, ma non è così”, spiega Scandurra. In realtà, sottolinea il coordinatore di Antigone, “ti preparano alla libertà in un luogo dove non hai autonomia. In cui guardi la televisione e prendi le gocce per dormire. Chiaramente arrivi alla libertà sguarnito di strumenti. Le pene alternative non devono essere un escamotage per alleggerire le carceri – anche perché sarebbe incostituzionale – ma devono essere intese come una palestra di libertà”.

Dobbiamo infine guardare agli esempi del nord Europa, come in Norvegia dove nel 2007 le riforme si concentrarono sulla reintegrazione, con particolare attenzione verso l’assistenza ai detenuti nella ricerca di una casa e di un lavoro stabile ancora prima della scarcerazione. Halden fu la prima prigione costruita dopo questa serie di riforme, così la riabilitazione divenne il fondamento della sua progettazione: ogni caratteristica della struttura fu sviluppata con l’obiettivo di moderare la pressione psicologica sugli occupanti, ridurre i conflitti e minimizzare le tensioni interpersonali.

Ma per quali motivi si finisce in carcere? Sempre secondo il rapporto Antigone: Un reato su quattro è contro il patrimonio, il 17,8% contro la persona mentre il 15% sono reati legati a violazioni delle normativa sulle droghe. Anche gli stranieri si contraddistinguono soprattutto per reati contro il patrimonio e contro la legge sulle droghe. Tuttavia, superano gli italiani per i reati connessi alla prostituzione (77% del totale) e alla legge sugli stranieri (92,1% del totale). “Come dimostrano i reati di cui vengono accusati – si legge sul report – la devianza degli stranieri è strettamente connessa a fattori economici, il che conferma il legame tra situazione di irregolarità e facilità di accesso al circuito penitenziario”. Questa la fotografia che Antigone fa della popolazione carceraria non italiana, costituita soprattutto da marocchini (18,2%), romeni (14,1%), albanesi (13,6%) e tunisini (10,5%).

In carcere finisce chi arriva da situazioni di povertà – Se sommiamo gli stranieri e i detenuti provenienti dalle quattro regioni meridionali più popolose siamo al 77% del totale dei detenuti. Se aggiungiamo anche i detenuti provenienti da Sardegna, Basilicata, Abruzzo e Molise si supera l’80%. Tutto il resto del Paese, tendenzialmente più ricco, produce un quinto della popolazione detenuta, pur costituendo circa i due terzi dell’Italia libera. Oltre mille detenuti sono analfabeti, di cui ben 350 italiani. In Italia gli analfabeti sono lo 0,8%.

In carcere la percentuale raddoppia. Inoltre ben 6.500 detenuti, più del 10% del totale, hanno solo la licenza elementare. I laureati sono poco più dell’1% (698), mentre nella società libera sono il 18,7%. “Investire sull’educazione e sul welfare – scrive Antigone – costituisce una forma straordinaria di prevenzione criminale.

Secondo i dati del rapporto, circa 100 persone detenute nella casa circondariale di Rebibbia non potranno frequentare alcun corso scolastico nel corso dell’anno 2019/2020 a causa di un insufficiente numero di classi rispetto alle domande di iscrizione. Nella provincia di Cosenza sarebbero in oltre 300 ad aver fatto invano richiesta di partecipazione alle attività scolastiche: “Ciò vuol dire che quelle persone detenute resteranno con ogni probabilità a oziare in cella”.

Il processo di desertificazione scolastica – “Si tratta di segnali preoccupanti di un processo di desertificazione scolastica rispetto al quale è necessario un intervento da parte delle istituzioni scolastiche e della Giustizia, da un lato affinché venga ristabilito il diritto allo studio, un diritto costituzionalmente garantito, e dall’altro per conferire un senso alla pena detentiva”. La soppressione delle classi deriva in parte dalla mancata considerazione della peculiarità dell’ambiente carcerario. All’interno di un carcere, spiega Antigone, l’offerta formativa non può essere determinata adottando gli stessi criteri a cui si fa ricorso all’esterno. La volontà di accorpare più classi si scontra in un istituto di pena con il divieto a cui spesso sono soggette diverse tipologie di detenuti di svolgere attività in comune: “Ministero della Giustizia e MIUR dovrebbero peraltro creare o agevolare percorsi scolastici certificabili, modulari e flessibili in contenuti e durata, con possibilità di prosecuzione anche dopo l’uscita dal circuito detentivo e finalizzati a favorire l’acquisizione ed il recupero di abilità e competenze individuali”.

CONTROLLARE E BLOCCARE ESTREMISTI E TERRORISTI

CONTROLLARE E BLOCCARE ESTREMISTI E TERRORISTI

Troppo spesso in Europa sono accadute tragedie ed attentanti da parte di qualcuno e poi sentire dai giornali che tali attentatori “erano già conosciuti dalla polizia”, “erano già controllati dalla polizia perché avevano già commesso crimini di carattere religioso”, e altre notizie del genere. E tecnicamente ci sono già in Europa e in Italia normative e istituzioni che combattono estremismi e terrorismo, ma forse non è sufficiente, serve quindi creare un sistema che “prevenga”, che blocchi sul nascere, nei limiti del possibile. Perché tutti sono liberi e hanno il diritto di pensare e fare quello che vogliono, purché però non ledano i diritti degli altri, né si comportino contrari alle leggi democratiche.

Faremo perciò una legge, in coordinamento con le forze dell’ordine e non solo italiane, dove chiunque venga beccato a fare qualsiasi illecito, anche di tentato, e tale persona sia un integralista religioso o un estremista politico (armato, o che ha creato un network per creare disordini, attentati contro la legge, contro persone, religioni e istituzioni, ecc.), tali persone: se stranieri (non cittadini) vengano immediatamente espulsi dall’Italia per direttissima (schedati e segnalati in modo che non riescano ad entrare in Italia né in Europa, magari facendo loro un tatuaggio o mettendo un microchip sottocutaneo o qualsiasi altra cosa che li possa far riconoscere); se invece italiani, vengano messi subito agli arresti e sotto sorveglianza in modo da smantellare tutto il loro giro di collaboratori (come già accade adesso).

Se qualcuno invece non commettendo ancora alcun illecito, venga beccato ad avere materiale di qualunque tipo, anche informatico, e tutti i tipi di indizi che mostrano che quella persona è un estremista politico (es. fascista in armi e quindi contro la costituzione) oppure religioso (ad esempio, estremista islamico) dove magari segue certi imam “segnalati pericolosi” in Italia o stranieri, oppure ha ricevuto fondi da Paesi musulmani o cittadini musulmani), se ha materiale che inneggia la jihad, o cose simili, deve venire subito preso in custodia e messo sotto sorveglianza per capire il suoi intenti, con chi altri lavora ecc. Fatto ciò verrà subito espulso o arrestato.

Queste sono solo delle idee, siamo aperti ad altre proposte, purché ovviamente non ledano i principi di libertà e democrazie e non siano estremisti.

PIANO STRUTTURALE PER CONTRASTARE E COMBATTERE LA MAFIA

PIANO STRUTTURALE PER CONTRASTARE E COMBATTERE LA MAFIA

Lo Stato deve fare di più per combattere la mafia, in tutti i luoghi d’Italia, dal Nord al Sud. Serve aumentare gli sforzi e i sacrifici per combatterla ed estirparla il primo possibile. Dobbiamo ricordarci però che la mafia esiste perché ha il supporto dei cittadini, che, sentendosi abbandonati dallo Stato, appesantiti dalle tasse, magari in perenne stato di bisogno e disoccupazione, trovano la mafia come unico estremo scoglio di salvezza. Grazie a tutte le nostre riforme, come descritto nel primo capitolo, abbatteremo enormemente la disoccupazione, la povertà, l’ignoranza, lo sfruttamento di immigrati allo stato brado, e contemporaneamente legalizzeremo (regolamentandola seriamente, vedi programma Uguaglianza e Diritti Sociali), prostituzione e cannabis, togliendo quindi enormi profitti alla mala vita.

Al tempo stesso le aziende, le imprese oltre a lavorare meglio, crescere e fare più soldi grazie alle nostre riforme, oltre ad investire meglio nel lavoro, nella ricerca e nel fare network assieme, ed oltre ad avere anche nuove forme di liquidità e finanziamento che arriverà direttamente dai privati (vedi nostro programma economia), saranno seguite meglio anche sotto il settore dello smaltimento dei rifiuti (che diventerà più semplice e più economico come sistema), in modo da non doversi affidare alla mala vita per sbarazzarsi di prodotti di scarto inquinanti che sarebbe costoso trattarli seguendo le attuali leggi. Non ultimo, (vedi programma giustizia) la nostra lotta alla corruzione.

Quindi, con tutte le nostre riforme, la mafia perderà un sacco di business e di manodopera, e questa sarà la prima vera pesante loro sconfitta.

Oltre a ciò, daremo il massimo sostegno e supporto alle forze dell’ordine, all’antimafia, in modo da scovare e smantellare più cosche e gruppo malavitosi possibile. Vogliamo anche appesantire il 41 bis in modo che ci sia una reclusione totale dei mafiosi tale da non poter più avere nessun tipo di contatto con l’esterno, e per sicurezza, verranno fatti girare di penitenziario in penitenziario, con una rotazione di guardie interna, in modo che non ci siano infiltrazioni o corruzione da parte di membri della polizia penitenziaria. I mafiosi devono in sostanza sparire dalla circolazione non aver più qualunque tipo di possibilità di comunicare con l’esterno.

Continueremo, anzi amplificheremo la lotta alla mafia, al recupero delle risorse a loro sequestrate (beni mobili e immobili) e creeremo un sistema più leggero e immediato di distribuzione di tali risorse alla popolazione, ad associazioni di volontariato, ecc.

Vogliamo rafforzare il sistema dove parte dei soldi dei clan mafiosi, vadano sia a chi ha fatto la spia per denunciarli ed ha aiutato le forze dell’ordine per arrestare i mafiosi, sia per usarli come ristoro ai negozi e alle attività che hanno denunciato il pagamento del pizzo.

Ultima ma non ultima riforma in tal senso, vogliamo dare un vero supporto alle imprese, negozi ed attività che denunciano racket ed estorsione da parte dei mafiosi. Creeremo un sistema dove immediatamente almeno 2 poliziotti o carabinieri armati vadano a piantonare a turno, giorno e notte, i negozi (standoci dentro e pattugliando anche la via), ad ogni negozio e attività che ha denunciato.

Allo stesso tempo con la collaborazione dei cittadini si cercherà di spiare ed incastrare i mafiosi, risalire a chi sono e con le cattive stanarli e portarli in prigione (chi collabora avrà ricompense immediate).

Daremo all’antimafia, alle forze dell’ordine e ai tribunali, specie in Sud Italia e a Milano, tutte le forze e le risorse possibili per combattere la mafia il più possibile, al massimo delle loro possibilità.

Riportiamo alcune parole di Franco Roberti, che dal 2013 ricopre l’incarico di procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, parole prese da un articolo di PIATTAFORMA RESISTENZE (FONTE: https://piattaformaresistenze.it/it/news/17-scuolait/197-lo-stato-puo-sconfiggere-la-mafia-se-lo-vuole-al-rainerum-300-studenti-ad-ascoltare-il-procuratore-nazionale-antimafia-e-antiterrorismo-franco-roberti.html):

SI ALLE DROGHE LEGGERE:

“Con il mio ufficio – ha detto Roberti – ci siamo dichiarati moderatamente favorevoli alla legalizzazione delle droghe leggere, ossia i cannabinoidi, per una serie di motivi. Innanzitutto il fallimento dell’opera di repressione: ci siamo accorti che il consumo è aumentato malgrado un massiccio spiegamento di risorse, che invece potrebbero essere impiegate nella lotta alle droghe pesanti. Delegando la produzione allo Stato inoltre si toglierebbe una fonte di guadagno alla criminalità organizzata e si aumenterebbe la qualità del prodotto. Secondo me è un tentativo che si può fare, poi se non dovesse funzionare si fa sempre in tempo a tornare indietro”.

EDUCAZIONE:

L’educazione e l’istruzione è fondamentale (per questo vedete il nostro programma istruzione ed educazione). Se i giovani non vengono istruiti, non li si segue e se, specie in alcune zone degradate di qualche città, non vengono seguiti, non hanno spazi ricreativi ecc. rischiano di entrare facilmente nel mondo criminale, soprattutto se spinti dal bisogno.

Serve combattere l’ignoranza, l’abbandono scolastico e instillare alle persone, fin da giovani, che possono vivere una vita migliore di adesso, perché è con la cultura e l’intelligenza che si combatte l’ignoranza e l’omertà.

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