Mese: Luglio 2022

QUANDO DRAGHI NON C’E’ I CONSERVATORI BALLANO

QUANDO DRAGHI NON C’E’ I CONSERVATORI BALLANO

Ma è la sinistra ad accendere lo stereo

E’ ufficiale, è crisi di governo. 

Leggendo i siti delle principali testate giornalistiche e dei più noti opinionisti mi accorgo che un dubbio regna sovrano: “com’è possibile che gli esponenti dei più grandi partiti abbiano fatto una mossa del genere in un momento così difficile per l’Italia?”. Mi vengono in mente molti aggettivi per descrivere il mio stato d’animo in relazione a questa situazione: amareggiato, sconfortato, disilluso, arrabbiato. Ma certamente non sorpreso.

Penso che sia proprio questo a far capire la drammaticità della situazione: ci siamo abituati.

Ci siamo abituati ad una classe politica che cura i propri interessi e non quelli dei cittadini, che non ha una visione sul futuro del paese ma ha ben chiaro come porterà le proprie tasche a gonfiarsi e la propria sfera di influenza ad espandersi fallendo, se possibile, anche in questo.

Ci siamo abituati ad innamorarci ci chi prometteva giustizia sociale e poi si è limitato a introdurre un reddito disfunzionale, a prendere come punto di riferimento chi prometteva sicurezza e meno tasse cercando il successo sulla pelle dei più deboli e mandando il Paese in crisi da una spiaggia in riviera; ed ora, stando ai sondaggi, siamo pronti a consegnarci a chi il Ventennio non l’ha mai superato e che fa l’occhiolino a chi ancora lo ricorda con nostalgia.

Prima di mostrare come tutti gli attori coinvolti (o quasi) siano degni di rimprovero analizziamo la crisi in corso:

  • Tutto ha inizio il 14 luglio con la mancata fiducia da parte del M5S al Dl Aiuti proposto dal governo. Questo fa sì che Draghi individui una crepa nella maggioranza che lo sostiene e rassegna quindi le proprie dimissioni. Dimissioni che vengono respinte dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con l’incoraggiamento a trovare una nuova fiducia in parlamento, il tutto viene fissato per il 20 dello stesso mese.
  • Durante la mattinata del 20 luglio, a partire dalle 10 circa, Draghi chiede ai partiti in Senato di manifestare o meno la volontà di ricostruire il patto di governo. La Lega a questo punto si sente in diritto di avanzare richieste per ricostruire il governo e chiede l’estromissione dei pentastellati mantenendo Draghi come Presidente del Consiglio.
  • Nel pomeriggio, dopo un vertice del centro-destra nella villa romana di Berlusconi, Calderoli avanza la richiesta formale di proseguire il governo senza i 5S, mentre dal centro Casini propone di proseguire il governo Draghi senza esclusioni di sorta e rinnovando la fiducia.

Draghi pone ai voti la “risoluzione Casini” che lascerebbe tutto invariato, ignorando le proposte di destra e 5S, e ottiene nuovamente la fiducia ma, con soli 95 voti a favore, perde la maggioranza (5S, Lega e Forza Italia si astengono).

  • La mattina del 21 Draghi annuncia alla Camera che rassegnerà le proprie dimissioni. E’ la fine del governo di larghe intese.

 

Analizzando la questione ci si rende conto di come le dinamiche di questa crisi siano più simili ad un campo estivo per bambini che ad un governo occidentale.

Conte ha creato i presupposti per una crisi dalla quale è uscito sconfitto (se del tutto o parzialmente sarà il tempo a dirlo) o comunque estremamente indebolito.

Salvini, pur di non perdere “l’amicizia” con i colleghi di destra ha buttato l’ultima opportunità di restare sul cavallo vincente sancendo una volta per tutte la propria subordinazione alla Meloni e forse anche la sua fine come leader della Lega.

Letta non ha particolari responsabilità nella crisi stessa ma il PD non si prospetta all’altezza per contrastare l’avanzata meloniana verso le prossime elezioni mantenendo una linea centrista che impedisce di raggiungere i voti della sinistra più convinta.

Meloni è l’unica vera vincitrice di questa crisi, la quale potrà concretizzare il proprio consenso (mai così alto) alle elezioni che a questo punto verranno anticipate al 25 settembre. Preparandosi a portare avanti uno dei programmi più anacronistici e inadeguati della scena politica italiana.

Questa crisi ci propone un’immagine chiara e allarmante di una classe politica che in un periodo davvero tragico, caratterizzato da inflazione, crisi economica e sanitaria e un inizio di recessione che prospetta scenari degni della Grecia di qualche anno fa, sacrifica le speranze di un popolo in nome dei propri giochi di potere.

Ad uscirne martoriate sono anche le proposte per i diritti civili che a fatica si sono fatte strada in questa legislatura come la coltivazione della cannabis, l’eutanasia e il riformulato ddl Zan che dovranno aspettare il nuovo governo per essere portate avanti e che, in caso di vittoria della destra, finiranno probabilmente nel dimenticatoio di Stato assieme alla transizione ecologica.

Come già detto nell’introduzione, ci siamo abituati a vedere la classe politica come un “team elitario” che mette i propri interessi avanti a tutto. Questa è però una concezione del tutto alienante di coloro che dovrebbero amministrare ciò che appartiene ai cittadini: la res publica.

Si può tranquillamente dire che quasi tutti i partiti abbiano tradito la fiducia dei propri elettori non avendo paura di dimostrarlo con costanza e dedizione.

Questo gioco politico manifesta l’oggettivazione del pericolo che l’Italia corre: non solo la classe politica non si fa scrupoli a creare grosse difficoltà al Paese senza alcun bisogno ma si dimostra inadeguata alle sfide di oggi come la crisi economica e la gestione della pandemia. Viene dunque difficile pensare che sarà in grado di affrontare le sfide del futuro prossimo di cui iniziamo ad avere i primi assaggi come la crisi climatica o la crisi idrica o le migrazioni di massa dal sud del mondo che ne conseguiranno.

Non si merita, forse, il popolo italiano di avere un’alternativa seria e competente? O almeno un’ambiente politico nel quale destra e sinistra dialoghino per fare il bene del paese e portare avanti i temi fondamentali attraverso riforme e inseguendo il progresso?

 

Massimiliano Tommasi – Riforma e Progresso

MANCANO LE DONNE IN POLITICA

Avete presente quello strano click che hai iniziato a sentire quando premevi la frizione, o il fastidio al dente che non passava più, o lo scarico della doccia sempre più lento. Capita di doversi rimboccare le maniche per sistemare un guasto, e mano a mano che provi ad aggiustarlo, addentrandoti nel meccanismo inceppato, ti accorgi che il problema è un altro più a monte e più grave, allora ti munisci di nuovi strumenti, controlli di nuovo, ma ecco che il problema è ancora più a monte e ancora più grave. 

Frustrato inizi a chiederti come hai fatto a non accorgertene prima? Ti saresti risparmiando un sacco di problemi! Sarebbe stato più facile! Invece no! Hai procrastinato, hai fatto finta di nulla e guarda un po’ cosa devi fare adesso!

Il progetto Riforma e Progresso è ancora agli inizi, sappiamo che l’unione fa la forza, così fin da subito cerchiamo di attirare il maggior numero possibile di interessati. A tal riguardo il fondatore, Giacomo, ha fatto notare un problema “che strano, siamo quasi tutti maschi”. Già, è strano, eppure gli inviti sono dispensati senza alcuna differenza, anche le nostre proposte sono per la parità di genere.

Si tratterà di una casualità statistica? come quando lanci tre volte la moneta ed esce per tre volte testa. 

Sembra di no, chiedendo in giro pare che molte altre associazioni che trattano di politica abbiano questo stesso problema.

Poi il colpo di grazia, durante una video-chiamata di gruppo il nostro ospite, un rappresentante dell’associazione Base Italia ci lancia una frecciatina <<di certo una cosa che vi distingue dagli altri partiti è che siete tutti maschi>> era un’innocente battuta ma ci ha punto sull’orgoglio. Non è questo ciò che siamo, tanto meno quello che vogliamo sembrare dall’esterno. 

Nel gruppo Telegram abbiamo a lungo discusso di questa inspiegabile maggioranza di cromosomi XY, senza però cavare un ragno dal buco. Si puntava il dito contro gli effetti diretti e indiretti del “Patriarcato”… ma quindi? Siamo una start-up politica, non un gruppo di sociologi! Abbiamo bisogno di una soluzione, non di un colpevole astratto.

La mancanza di donne all’interno di un gruppo che fa politica in un paese democratico è un problema serio. C’è chi dice che le donne vedano le cose da un altro punto di vista, che il mondo sarebbe più pacifico se ci fossero più donne, che sono più brave a prendersi cura di questo o quello. Non saprei, sarà che io sono un uomo, ma la vedo da un punto di vista molto più pratico: le donne sono metà della popolazione, sono soggette a svantaggi che non posso capire, mi sento stupido quando in un gruppo Telegram di soli uomini faccio supposizioni su perché non ci sono donne all’interno o su ciò che apprezzerebbero.

Così ho fatto due piccoli sondaggi con la mia pagina Instagram, non sarò l’ISTAT ma credo apprezzerete pure voi i risultati.

– Nella  prima storia ho introdotto il problema parlando della mia esperienza personale: 

“Sono stato in molte associazioni e ho notato che nei Grest estivi ci sono più ragazze che fanno le animatrici. Nei circoli culturali maschi e femmine si equivalgono. Invece nei circoli politici sono di più i maschi. La scarsa presenza femminile a questi ultimi mi pare strana, anche perché le ragazze sono una maggioranza nei corsi di scienze politiche”.

– Nella seconda ho lasciato una domanda aperta:

“Per risolvere questo arcano permettetemi di chiedere a voi donne una cosa. Immagino che nel vostro paese ci siano sicuramente circoli dei maggiori partiti al governo: Lega, PD, 5S, ecc.” “Perchè preferisci non farne parte? Cosa dovrebbero fare per invogliarti?”

– Nella terza ho posto un sondaggio, per capire se ciò che ho affermato nella prima storia trovava conferma tra i follower della mia pagina Instagram:

“Mi è capitato di partecipare a:

  1. Progetti/associazioni politiche
  2. Solo progetti/associazioni non politiche
  3. Sia politiche che non
  4. Nessuna associazione o progetto”

Alla domanda aperta hanno risposto solo 2 donne chiedendo politiche meno sessiste. Al sondaggio invece hanno risposto in 21 persone, ben equilibrate tra maschi e femmine. Zero voti alla prima domanda, non mi stupisce, in genere chi entra in un circolo politico è perché ha precedentemente maturato un certo spirito collaborativo in altre realtà. “Nessuna associazione o progetto” 5 voti: 1 femmina e 4 maschi, è la domanda con meno risposte, ne deduco che chi si prende la briga di rispondere ai sondaggi virtuali in genere sia attivo pure nella realtà. “Solo progetti/associazioni non politiche” hanno risposto in 9: 7 femmine, 1 maschio e 1 dal cui profilo semi vuoto non si può intendere il genere. Invece assistiamo allo scenario specularmente opposto per “Sia politiche che non”, 7 voti:  5 maschi, 1 femmina  e 1 dal cui profilo semi vuoto non si può intendere il genere.

Ossia, la scarsa partecipazione femminile nel gruppo Riforma e Progresso è il click della frizione, il click di un problema molto più serio, vasto, concreto e a lungo ignorato. Ma i mezzi digitali non possono dirmi più di ciò che già sapevo.

Faccio delle veloci interviste alle ragazze/donne che conosco, ripetendo le stesse domande che ho posto nel social e credo di averci capito qualcosa.

Scartiamo la storia del patriarcato dunque, buona per i talk show ma troppo generica e impalpabile, nessuno ha mai chiesto alle donne che ho intervistato di star lontana dalla politica, sono loro che hanno scelto di non andarci. Ok. Allora perché scelgono di non andarci? A questa domanda le risposte variano da: non ci ho pensato, nessuno mi ha mai invitato, troppo impegnativo. Ma non è nelle parole che stava la risposta, più nel tono di voce direi, un po’ sbrigativo, leggermente sorpreso, senza il minimo senso di colpa. Dalle loro risposte trapelava un “è normale che non ci partecipi”. Ecco!

Per l’ennesima volta, la risposta alla non partecipazione politica, ritengo sia la Sfiducia. Solo che nelle donne è maggiore che negli uomini, una sfiducia così opprimente e selettiva che rinunciano sistematicamente a mettersi in gioco. Lo capisco perfettamente, la politica pare incapace di generare soluzioni a misura di donna, e nessuno sano di mente si dedica ad un progetto sapendo che è qualcosa di impossibile. In questa mia interpretazione si sono riconosciute pure loro.

Dunque, se le cose stanno davvero così, ai maschietti che partecipano a progetti o associazioni politiche e vorrebbero includere più donne, consiglierei di metter da parte il sentirsi stupidi a progettare soluzioni a favore delle donne anche se non ci sono donne. Alle femminucce consiglierei di mettere da parte il tanto non cambierà nulla e iniziare a fare politica attiva (chissà, potrebbe anche piacervi). O almeno, non vedo in che modo in un sistema democratico, l’interesse di coloro che vi partecipano possa sostenere i bisogni di chi sceglie di starne fuori.

Federico – Riforma e Progresso

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